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| (IlMessaggero.it) CITAZIONE Il matrimonio religioso negato a Viterbo Don Gianni: ho benedetto gli anelli, poi li sposerò
di Arnaldo Sassi VITERBO (9 giugno) - Altro che temporale. La vicenda del mancato matrimonio religioso tra due giovani viterbesi, in quanto lui - vittima di un incidente stradale - ha perso l'uso delle gambe e forse anche la capacità di procreare, è diventata nel capoluogo della Tuscia una vera e propria bufera. Tanto che don Gianni Carparelli, sacerdote viterbese missionario a Toronto, in Canada, presente alla cerimonia religiosa svoltasi sabato scorso al Cto di Roma, una cosa si sente di dirla: «Posso garantire che anche il vescovo sta soffrendo per la piega che ha preso una decisione che voleva essere invece un atto di prudenza pastorale. Certo, e qui debbo essere onesto con me stesso, in questa prudenza dovrebbe anche entrare quello che i due ragazzi pensano e decidono. E loro avevano deciso di celebrare il matrimonio per vivere insieme. Lo avevano detto anche a me, per telefono, quando dal Canada avevo fatto percepire a loro che suggerivo di aspettare. Ma nel momento in cui ho capito la loro volontà, che mi è sembrata una testimonianza di amore che dà vita, non ho avuto dubbi: l'amore, se vero, non può essere fermato da nessuna regola».
Lui è un amico di famiglia degli sposi e come tale era stato invitato. «E' stata - racconta - una delle più belle esperienze della mia vita. Non mi sono mai sentito così sacerdote, come in quel momento in cui non ne esercitavo la funzione. In quel momento ho capito meglio la bellezza e la verità di un sacramento, anche se veniva celebrato un rito cosiddetto civile. Tanto è vero che quando celebreremo in seguito questa giornata, io semplicemente riconoscerò la validità di quella firma civile del 7 di giugno. Quando ho chiesto al rappresentante del Comune il permesso di benedire gli anelli mi sono commosso e mai come in quel momento ho sentito la presenza di Dio che ci benedice e che ci ama. L'atto di benedire, nella Bibbia, è sempre collegato alla presenza del dono della vita».
Don Gianni non si nasconde che la vicenda del matrimonio mancato è diventata un caso. E detta la sua ricetta: «Basterebbe rileggere - dice - quello che il Concilio ha scritto nel documento Gaudium et Spes (nn. 48-50) per capire cos'è il matrimonio nella concezione cristiana: l'amore tra i coniugi e la loro decisione di costruire una vita insieme è il fondamento di tutto il resto. Quando due persone hanno deciso di vivere insieme per costruire un futuro insieme hanno già dato vita alla vita. Già sono "genitori", perché stanno generando un futuro insieme».
Don Gianni è fiducioso che il matrimonio religioso un giorno non lontano si farà. Intanto ricorda ciò che è accaduto sabato scorso: «E' stata la più bella cerimonia di matrimonio per la quale non ho potuto mettere la firma scritta sul documento. Ma c'era la mia firma d'autore (mi si passi questa arroganza) piena di emozione e di affetto. Ero lì accanto a loro e con loro. E sono grato a questi due ragazzi per avermi indicato una strada più bella per essere credente e cristiano. Mi hanno cioè dato un pezzetto di vita». CITAZIONE Argentin: «Quanti matrimoni nascono sui treni per Lourdes?»
ROMA (9 giugno) - Quando è entrata in una famosa sartoria della Capitale per chiedere un abito da sposa le hanno risposto «Qui per lei non c’è niente». E allora, dopo dieci anni di convivenza con il suo uomo, Sandro, «visto come ci guarda la gente per strada quando ci baciamo, io sembro la poveretta e lui il buono che si china su di me» lei che è cattolica praticante e si sarebbe sposata in chiesa, ha deciso per il momento di soprassedere. «Ora ho anche un ruolo istituzionale, non vorrei che sembrasse strumentale», commenta amareggiata Ileana Argentin, 45 anni, deputata Pd, per 11 anni delegata del Campidoglio per le Politiche dell’handicap, affetta dalla nascita da sclerosi laterale amiotrofica. Cosa consiglia alla coppia di Viterbo? «Di continuare la loro battaglia. Spero che questa sia solo la vergogna di un giorno, sembra di essere tornati a cento o mille anni fa. Un paraplegico ha tanti modi per avere un figlio, dall’inseminazione artificiale all’adozione».
Ma il vescovo ha detto no per incapacità di procreare... «Se la validità di un matrimonio dipende da quello, allora conosco centinaia di famiglie “normali” che non hanno potuto o voluto fare figli: vogliamo scioglierli tutti? E’ una provocazione, ma il diritto ecclesiastico è antiquato: non si possono prendere i voti se non si è sani, se vedi un prete cieco o una suora in carrozzella, la loro disabilità è successiva».
Quindi bisognerebbe tornare su questa decisione? «Della mia battaglia ho fatto una ragione di vita, sono arrivata in Parlamento per dimostrare che il valore di una persona va al di là della sua forma fisica. Gesù parlava di accoglienza. Qui stiamo trasformando un atto d’amore in un sacrilegio. E poi, quanti matrimoni nascono sui treni per Lourdes?».
Fr.Nu.
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