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la strada non presa

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icon12  view post Posted on 24/10/2010, 08:32     +1   -1
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vi sottopongo il mio racconto che scrissi e non pubblicai.

la strada non presa
Lo aveva visto così bello e prestante gli occhi di taglio orientale, la pelle bruna i capelli neri con riflessi bluastri un sorriso smagliante i denti bianchissimi e i due incisivi superiori leggermente distanziati, se ne innamorò, il classico colpo di fulmine. Si chiamava Edoardo.
Cosa non fece per farsi notare era una ragazza carina si, ma che non attirava certamente lo sguardo morboso dei ragazzi, in discoteca era una delle tante. Era la prima volta che provava un sentimento così forte, ogni volta che lo vedeva il cuore le saltava in gola, arrossiva visibilmente se i suoi occhi si posavano su di lei. Un giorno con sua grande sorpresa cominciò a corteggiarla, e dopo qualche tentennamento fissarono il primo di tanti altri appuntamenti.
Il loro amore cresceva ogni giorno di più e come in un puzzle le tessere andavano al loro posto, erano sereni, il rapporto era sincero, non cercavano di mostrare solo i lati buoni del carattere, ma discutevano pacatamente quando si affacciava qualche atteggiamento che all’uno o all’altro non piaceva.
Avevano tanti amici si divertivano tra gite al lago, al mare e lunghe sciate in montagna, qualche serata in discoteca e la ricerca di una intimità ancora molto casta, Lei non aveva mai baciato nessuno era la sua prima esperienza.
Non era ancora sicura di poter fare il grande salto, ma il desiderio di fare l’amore cresceva, c’era un po’ di paura e di vergogna nel dover affrontare un’ esperienza così grande, la prima della sua vita, ed anche se lui era molto paziente e ripeteva spesso “lo faremo quando sentirai di farlo”, il suo pensiero era sempre li. Come sarebbe stato, ne sarebbe uscita ferita o felice, come avrebbe superato la timidezza ed il pudore dell’avvicinarsi al primo rapporto d’amore.
Passarono altri giorni e si presentò l’occasione, la zia doveva partire e lasciò le chiavi di casa affinché curassero i fiori; era l’inizio della primavera, la natura si stava risvegliando in tutta la sua bellezza, ed anche lei si sentiva pronta a donarsi a lui.
Fu un’esperienza bellissima, piena di dolcezza di tenerezza e di amore, il suo modo di posare le mani sul suo corpo, la penombra della stanza, la delicatezza con cui la preparò all’evento e il vortice dei vari sentimenti che provò fece si che quella giornata fosse la più bella della sua vita.
Passavano i giorni ad immaginare il loro matrimonio, a fantasticare sul viaggio di nozze, di come avrebbero voluto la casa, senz’altro con il giardino perché se fossero venuti dei figli avrebbero potuto avere lo spazio per giocare, avere un cane.
La sera di capodanno la ritennero l’occasione giusta fu per far incontrare i genitori e festeggiare con loro l’arrivo del nuovo anno, in quella casa l’atmosfera di gioia era palpabile, lei aveva preparato la tavola con una cura maniacale, la tovaglia di fiandra era di un tenue colore rosa, i sottopiatti di argento, i bicchieri erano di cristallo dal flout per l’aperitivo alla coppa per lo champagne, i segnaposto erano dei graziosi cestini di fine ceramica nei quali aveva posto dei ramoscelli di vischio ed ognuno aveva inciso il nome dell’ospite e la data.
Prima dello scoccare della mezzanotte, sulla tavola un cestello colmo di ghiaccio conteneva la bottiglia per il brindisi, lui mise un bellissimo valzer e dopo lo scambio di auguri mise nel suo dito uno splendido diamante per il fidanzamento. Fissarono la data del matrimonio, la stessa dei genitori di Edoardo il 1 dicembre.
Che giornata indimenticabile, lei in un turbinio di tulle con un vestito di alta sartoria color avorio, sotto braccio di suo padre entrò nella chiesa piena di invitati ed addobbata con fiori bianchi e rosa che avevano un profumo inebriante; dal grande organo le note della marcia nuziale si levò in tutta la sua magnificenza, Edoardo ai piedi dell’altare molto emozionato non vedeva l’ora che arrivasse vicino a lui e quando lo raggiunse le baciò la mano e si posizionarono per la cerimonia.
Tutto era come avevano immaginato, anche il sole splendeva partecipando a quella festa d’amore e di letizia.
Tornarono dal viaggio di nozze che si protrasse per 35 giorni, aveva dei strani malesseri, un po’ di nausea, era rimasta incinta
Non sapeva cosa fare, come dirlo al marito, quale sarebbe stato il modo migliore per annunciargli che stava per diventare padre?
Per scaramanzia aspettò un po’ cercando di nascondergli le nausee che la aggredivano tutte le mattine, ed al secondo mese andò senza dire niente, a fare la prima ecografia.
Il giorno di San Valentino, quando andarono a festeggiare, le diede il regalo, un biberon e i fotogrammi dell’esame ecografico con ben visibile il frutto del loro amore. Non stavano più nella pelle per quanto erano felici, lei cominciò a fantasticare sul nome da dare, della stanzetta da preparare, il parco giochi in giardino, chissà perché era convinto che sarebbe stato un bel maschietto, scelse anche il nome Riccardo.
La gravidanza procedeva bene, erano al settimo cielo, il sesso ancora non si vedeva, ma lui cominciò a portare a casa ogni giorno qualcosa di azzurro, una tutina un peluche, un lenzuolino.
Andarono per una visita di controllo dal ginecologo, fece un’altra ecografia il papà ascoltò rapito il battito del cuore del piccolo e al fotogramma del visetto esclamò “mi somiglia” e scatenò l’ilarità del medico, che poi con molta professionalità consigliò una amniocentesi, mettendoli alcorrente che l’esame poteva creare dei problemi.
Si presero qualche giorno di tempo poi andarono insieme, e si sottopose all’esame, da li a dieci giorni avrebbe avuto il risultato.
Ma avvenne una tragedia impensabile, Edoardo stava tornando a casa ed ebbe un incidente gravissimo ed entrò in coma che a detta dei medici vista la gravità poteva essere irreversibile.
Fu colta dalla disperazione, ma pensando all’esserino che portava in grembo, ed aiutata anche dai genitori di entrambi, cercò di essere serena e sperare che i medici si fossero sbagliati e che il suo amore potesse uscire da quel tunnel buio nel quale era precipitato.
A volte la vita ti riserva delle amare sorprese, e ti pone di fronte a degli ostacoli che non avresti mai immaginato di dover superare.
Accompagnata dalla mamma andò a ritirare il responso dell’amiocentesi, e li un’altra tragedia il bimbo sarebbe nato Down.
Il medico, sapendo le condizioni del padre, consigliò un aborto terapeutico, un bimbo con quella patologia sarebbe stato difficile crescerlo da sola, ma lei si rifiutò.
Pensò che se il marito fosse morto lei sarebbe rimasta proprio sola, che quel bimbo anche se Down rappresentava tutto, i sogni di una vita lunga e felice si erano già infranti a causa del coma, e a quel bambino non avrebbe mai rinunciato. Non avrebbe mai intrapreso quella terribile strada di non dare al suo bambino la possibilità di affacciarsi alla vita.
Passarono i mesi, il marito non dava segni di ripresa, lei sempre li vicino al suo letto, malgrado i medici la sconsigliassero, gli parlava del loro bimbo, era sicura che lui la sentisse le faceva ascoltare la musica che era stata la colonna sonora del loro amore, cercava di dargli la forza di reagire al coma.
Arrivò il giorno del parto non fu molto doloroso, il bimbo nacque senza difficoltà con parto naturale, ancora tutto bagnato dal liquido amniotico lo posarono sul suo ventre, lo sentì vagire e fu presa da una commozione estrema pianse tanto, poi quando lo ebbero vestito e lo prese in braccio le sembrò di stringere il mondo, lo baciò con una tenerezza ed un amore che stupì i medici e gli infermieri. Stava accogliendo il suo bambino con delle parole d’amore bellissime che commossero i presenti, era un inno alla vita.
Iniziò subito a parlare con Riccardo, gli raccontò di suo padre, di quanto fosse felice che lui arrivasse, delle speranze e delle aspettative che avevano avuto, poi lo attaccò al seno che la bocca del bimbo cercava avidamente, fu una gioia infinita, non importava che fosse diverso, per lei era bellissimo, ed in effetti lo era, il suo viso non aveva marcatamente i lineamenti della patologia di cui era affetto, anche i medici se ne accorsero.
Appena poté alzarsi, dal momento che era nello stesso ospedale del marito, prese il bimbo e lo portò da lui, lo posò sul letto e dolcemente sussurrò: Riccardo ti presento il tuo papà.
Passarono i mesi, il bimbo cresceva, non dava grossi problemi, era molto buono, mangiava e dormiva, cominciava ad interagire con le cose che erano intorno, e lei ringraziava Dio di averle dato quel magnifico dono, intanto pregava perché avvenisse il miracolo del risveglio, e per questo tutti i giorni andava in ospedale portando con se il bimbo, e prendendogli la manina gli faceva accarezzare il viso del papà mentre diceva… svegliati sono Riccardo
Aveva 7 mesi quando il neurologo gli fece la visita per appurare i danni, lei era trepidante nell’attesa di sapere quale fosse il livello, ma il dottore la rassicurò dicendo che il bimbo, per la sua patologia era al di sopra della media intellettiva e le risposte neurologiche agli stimoli erano buone. Doveva dedicargli molto tempo ma sarebbe stato quasi nella norma dei bambini senza patologie.
Un giorno venne chiamata dall’ospedale, le si gelò il sangue, aspettava il peggio da un momento all’altro, l’infermiera le disse di andare subito in ospedale, perché il marito stava dando segni di risveglio.
Prese il bimbo, chiamò i genitori di entrambi lo avvolse nella copertina celeste che gli aveva comperato il papà, e con un taxi , non avendo la forza di guidare andò al nosocomio.
Arrivò trafelata, vide un capannello di medici intravedendo gli occhi di lui, erano aperti e si guardava intorno, si avvicinò, le porse il bimbo, lui accennò ad un sorriso.
Era tornato alla vita, la strada da percorrere sarebbe stata lunga, faticosa, ma insieme al piccolo ce l’avrebbero fatta, era felice della strada che aveva seguito.





 
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