| Guardo pochissimo la TV, ma qualche domenica fa mi sono soffermato sui provini di “X-Factor”. Avevo seguito con interesse alcune edizioni precedenti ma, alla fine, ho smesso di guardarlo al pari degli altri “talent” perché... non servono! Sia chiaro, questo è un parere personale ma sta di fatto che di buona parte dei personaggi usciti “vincitori” da questi programmi si sono perse le tracce, se mai ne hanno lasciata qualcuna.
Cerco di fare mente locale e ricordare qualcuno di noto che sia uscito da uno di questi programmi: mi vengono in mente Emma Marrone, la Amoroso, Chiara Galiazzo, Noemi, Marco Mengoni, Giusi Ferreri. Facendo uno sforzo potrei metterci l'inutile rapper Moreno, il banale Marco Carta, l'inconsistente Valerio Scanu, i Dear Jack (chiunque essi siano), i Kolors (idem)... il resto è buio. Baro un po', mi aiuto con Wikipedia e leggo nomi come Francesca Michielin o Antonella Lo Coco: bellissime voci, ma che fine hanno fatto? E dove sono le altre decine di talentuosi che dovevano essere lanciati verso una brillante carriera da questi show?
Non so voi, ma io penso che qualcosa non va e potrebbe essere quel televoto che dovrebbe confermare il valore di chi lo riceve ma che, invece, deforma tutto. I discografici lo sanno bene: quello che segue questi programmi NON è lo stesso pubblico che, poi, compra i CD. E, anche se lo fosse, si tratterebbe di un pubblico che spesso non ragiona sul talento ma sula simpatia che i contendenti suscitano. Quindi Tizio viene votato non perché è più bravo di Caio ma perché quest'ultimo appare meno st***zo di lui. Ciò malgrado, il primo premio di “X-Factor” resta un contratto discografico a 5 zeri...
Ma allora perché organizzare tutto questo ambaradan, mobilitare migliaia di aspiranti, investire soldi e fatica per mettere in piedi una montagna destinata a partorire topolini? Forse – ipotizzo io – perché lo scopo di questi programmi non è cercare nuovi talenti ma eccitare un pubblico sempre più letargico, metterlo di fronte ai sogni ed emozioni (vere) di alcuni personaggi che credono nel loro talento e, forse, ne hanno. Far assistere alle prove (o torture?) che subiscono, creare schieramenti contrapposti tra i fans delle squadre blu o rosse, riempire le pagine del gossip e i programmi-spazzatura di nuovi pruriti o isterismi. Certamente, un “talent” è senz'altro meglio del vuoto pneumatico espresso dal “Grande Fratello”, ma il dubbio che serva solo a illudere e tradire le speranze di tanti nel nome dell'audience è, per me, molto forte.
E voi, che ne dite?
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