Tema Libero

Ricordi più o meno antichi

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view post Posted on 3/1/2015, 16:02     +1   +1   -1
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Noi troppo odiammo e sofferimmo: AMATE! La vita è bella e santo è l'avvenir (G.Carducci)

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Anche per vivacizzare un po' il Forum, mi è venuto in mente di raccontare qualcuna delle mie passate avventure: un po' come alpinista, fino al lontano 1961, poi come “roulottista” dal 1967 al 1988 o pressappoco. Dovrei cercare anche le fotografie, ma quella è un'impresa improba... visti gli anni e i traslochi passati!
Comincio dalla parte alpinistica, evitando però di parlare di arrampicate in termini tecnici, non interesserebbero nessuno, e cercherò di di limitarmi a quella parte più conviviale, cameratistica che è insita nella montagna stessa.
Le serate trascorse con gli amici, nel rifugio, con un occhio alla comitiva e un altro al cielo per valutare l'evoluzione del tempo... Domani potremo andare a fare quella arrampicata che avevamo in programma oppure pioverà? Obbligatorio, prima di andare in cuccetta, uscire un momento dal rifugio per sentire se fa molto freddo (allora domani probabilmente sarà bello e viaaaa...) oppure se c'è quell'afa, quell'aria un po' appiccicosa che ti fa capire che domani mattina potrai dormire fino a tardi.
Già, come era la “cuccetta”?: parlo di quella dei miei tempi, fino al 1961, oggi certamente la cosa è un po' diversa. A volte era un tavolato sul quale erano stesi dei materassini, spesso in gommapiuma, in altri rifugi invece c'erano dei letti a castello, con materassi più o meno morbidi. E sopra un paio di coperte in lana. Le lenzuola erano un lusso che andava pagato a parte, per cui noi, poveri studenti squattrinati non le prendevamo mai. Del resto, si dormiva vestiti: slacciavi la cintura dei pantaloni, toglievi quelle cose tipo i fazzoletti da collo che potevano durante il sonno stringere e dare fastidio, e soprattutto abbassavi i calzettoni. Intendo dire che la parte che arrivava al ginocchio con un elastico, se fosse rimasta durante la notte avrebbe ostacolato la circolazione del sangue e al mattino si avrebbero avute le “gambe di piombo”, con le quale certamente non andavi lontano. Ah, che belle dormite che si facevano! Non si sentiva il freddo, anche se non c'era il riscaldamento e si era a oltre duemila metri, magari con la neve fuori.
segue?
 
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marrana
view post Posted on 4/1/2015, 10:12     +1   -1




ma certo Daniele! La descrizione ti immerge immediatamente nell'ambiente ed è piacevole e divertente ricordare fatti analoghi. :tl_naughty:
 
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espero
view post Posted on 4/1/2015, 10:59     +1   -1




Bella descrizione, Daniele. Anch' io ho dormito qualche volta nei rifugi e ne ho dei ricordi bellissimi, quando alla sera, prima di andare a letto si stava tutti stipati in un grande locale dove scoppiettava un grande fuoco.
Oggi è una giornata troppo bella per stare in casa, ma un giorno cercherò delle foto che devo avere da qualche parte. Spero di leggerti ancora.
 
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view post Posted on 4/1/2015, 17:51     +1   -1
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Sono tanti i ricordi legati ai rifugi e tutti belli, anche quando bisognava dormire per terra. Sì, è capitato anche quello: in quell'epoca quasi preistorica non c'erano rifugi dotati di telefono, quindi si andava alla ventura. Se arrivavi tardi, quando già il rifugio era al completo non c'era altra soluzione, o dormivi sul pavimento o su una delle panche. Oppure tornavi indietro, cosa che, comunque, non avrebbe fatto nessuno. Di solito però in quei casi il gestore riusciva a darti almeno una coperta nella quale avvoltolarsi. Ricordo, ad esempio, il Rifugio Prudenzini (Adamello), uno dei primi frequentati: eravamo io e un mio amico e collega, Alfredo. Partiti da Milano al Sabato pomeriggio (si lavorava fino all'una e mezza) con la mia Lambretta un po' sfiatata, era logico che arrivassimo col buio a Valsaviore, poi c'era ancora da camminare per un bel po'. Quindi, nessuna meraviglia che arrivassimo al rifugio quando i posti erano già tutti occupati: io ho dormito sotto a un tavolo, con la testa sullo zaino. Ma cosa importa, a vent'anni queste cose non ti impressionano proprio, e il giorno dopo, freschi come rose, ci sciroppiamo più di un migliaio di metri di dislivello per andare sull'Adamello. Poi la discesa e, sempre con la Lambretta, ritorno a Milano i serata. Ma avevamo vent'anni! Anzi, mi ricordo adesso una cosa divertente (divertente per noi, non credo che lo sia stata per tutti). Nella salita all'Adamello c'era insieme a noi un gruppo, non saprei se di seminaristi o di preti, comunque erano dei religiosi. La discesa dall'Adamello avviene attraverso il “Pian di Neve”, un lungo piano inclinato che sfocia in un pianoro. Contrariamente alle più elementari norme di prudenza noi, io e Alfredo abbiamo piazzato il sedere sulla neve e siamo scesi con il sistema che chiamavamo “culovia”. I seminaristi (o i preti) invece scesero con il sistema più giusto, cioè la “raspa”. Quindi tenevano la picozza con il puntale che raspava sulla neve e con quello frenavano scendendo in piedi. Il problema era che usavano picozze con un manico di circa 150 centimetri, in legno vecchio e quindi poco resistente. Alla prima frenata il manico si è spezzato ed era “divertente” per noi vedere la disperazione di quel poveretto che si lamentava a gran voce (però senza imprecare: era sempre un religioso!) dicendo che la picozza l'aveva avuta in prestito da un suo parente, che era un cimelio di non so più che cosa eccetera.
Non è stata l'unica volta che abbiamo dormito per terra, un paio di volte ci è successo di dormire in fienili, dove tra l'altro si dorme benissimo. Ma questa è un'altra storia.
 
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espero2
view post Posted on 4/1/2015, 19:09     +1   -1




No, Daniele, i miei rifugi erano molto diversi perche' non si arrivava a piedi, ma con la seggiovia. Infatti noi ( io con mio zio e mio cugino ) andavamo per sciare e doveva esserci un mezzo di risalita. Quello che ricordo bene era il dormitorio comune ( sole femmine, naturalmente ) che permetteva di chiacchierare fino a tardi con le vicine. I tuoi erano rifugi di alta montagna ed io non li ho mai visti. Vorrei trovare delle foto per farti vedere il nostro equipaggiamento che era veramente.......anni 50. Grazie per aver risvegliato dei ricordi che erano proprio svaniti. Ciao.
 
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view post Posted on 5/1/2015, 20:06     +1   -1
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Un aneddoto riferito a secoli e secoli fa, direi intorno al 1955-58, appunto circa i rifugi: Espero dice che c'erano camerate separate per maschi e femmine: nei rifugi in alta quota non era così, si dormiva spesso tutti insieme, ma non succedeva niente di meno che lecito. Il fatto di essere in una ventina in una camerata non lo avrebbe nemmeno permesso.
Ma c'era naturalmente la normale e benedetta vanità femminile che a volte creava situazioni strane. Una nostra amica, molto simpatica, spigliata e spiritosa veniva in montagna con il nostro gruppo (io non c'ero però quella volta). Però quella volta aveva appena comperato un “baby doll” (chissà se si usano ancora, erano molto carini) e non vedeva l'ora di indossarlo. Indossarlo in un rifugio con tutti quei maschietti presenti? Ma soprattutto con il freddo che fa oltre i 2000 metri? Ha risolto il problema restando vestita, con i suoi bravi pantaloni alla zuava di lana, camicia, maglione e quant'altro, e, sopra, il baby doll...
 
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view post Posted on 10/1/2015, 12:23     +1   -1
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Un ultimo ricordo: poteva capitare di andare in un rifugio con spirito bellicoso: domani facciamo questa salita, o quest'altra o quell'altra ancora... Bellissimi propositi, se il tempo è d'accordo, ma spesso Giove Pluvio la pensa diversamente. E allora cosa si fa? Beh, si chiacchiera fra amici, si cazzeggia, si beve una bottiglia...
Oggi, per esempio, ci siamo ritrovati in sei o sette al “nostro” rifugetto: il Tartaglione Crispo in Val Malenco, poco sopra Chiareggio. Era un rifugio che quelli della generazione precedente alla mia avevano fattivamente provveduto a costruire, cercando i fondi, trasportando i materiali, inchiodando le perline al muro e quant'altro. Noi avevamo contribuito all'ampliamento, nello stesso modo. È vero che, come Rifugio era sottoposto alle norme previste dal Club Alpino, aveva un suo Ispettore, ma per noi era un po' la nostra seconda casa, quella nella quale andare ogni qualvolta si avesse un po' di tempo. Eravamo noi i padroni, insomma.
Successe che una volta l'Ispettore avesse progettato una festicciola con gli amici, e, in previsione di quella avesse portato nel Rifugio una mezza dozzina di bottiglie di vino pregiato. Si sa che il vino pregiato non si deve bere appena trasportato, bisogna lasciarlo riposare un po' e quindi l'ispettore aveva messo le bottiglie in un luogo riparato, al chiuso e, soprattutto chiuso a chiave. Tanto la chiave ce l'aveva solo lui, tra un paio di settimane ce le scoleremo con i nostri amici (pensava...). Non è andata proprio così: uno di noi, non ricordo chi, probabilmente Beppe che di quel rifugio conosceva vita morte e miracoli, scovò le bottiglie. Visto che pioveva e quindi di arrampicate non era il caso di farne, quale miglior utilizzo del tempo che scolarsi in santa pace quelle bottiglie (naturalmente bevendole alla salute dell'Ispettore...)?
Confermo comunque che erano molto buone, e che la giornata, malgrado la pioggia trascorse in assoluta allegria e che le risate, rivolte all'Ispettore che le aveva pagate e trasportate al Rifugio, furono veramente tantissime.
I vuoti li abbiamo lasciati lì: può darsi che avesse da recuperare la cauzione.
 
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view post Posted on 12/1/2015, 21:45     +1   +1   -1
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In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr

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Un anonimo centro della Bassa Padovana

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Anche a me la montagna piace, ma la “mia” è un po' diversa dalla “vostra” perché non pratico l'alpinismo o lo sci, ma mi limito a fare lunghe camminate tra boschi e sentieri alla ricerca (spesso appagata) di frescura, silenzio e solitudine.

Amo particolarmente un angolo nascosto dell'Altopiano di Asiago: una piccola valle tra i boschi scoperta quando avevo solo 7 anni, durante la prima vacanza della mia vita.
Vi si trova un piccolo cimitero della Prima Guerra Mondiale dove riposano alcuni soldati inglesi; ogni volta entro, firmo il registro dei visitatori e mi siedo sul basso muretto di cinta per salutare David.
E' caduto tra quei monti, lontanissimo da casa sua, quasi un secolo fa e lo sento stranamente "vicino" perché era nato esattamente 60 anni prima di me, il 5 gennaio 1898.
Forse nessuno lo ricorda più, a parte me... ma ora è in pace, nel fresco silenzio di quell'abetaia.
 
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view post Posted on 13/1/2015, 19:24     +1   +1   -1
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In televisione, proprio adesso alle 13 e 30, stanno parlando di Togliatti in quella trasmissione che c'è tutti i giorni “Cultura”. Non voglio parlare di Togliatti, figura alla quale vanno, secondo me, attribuiti molti meriti e molti demeriti, ma di quel suo attentatore, Antonio Pallante. Quello che il 14 Luglio 1948 sparò contro Togliatti quattro colpi di pistola, di cui uno solo a vuoto.
Aveva comperato una vecchia pistola e cinque proiettili in Sicilia, ma il modello vecchio dell'arma e la scarsa forza di penetrazione di quei proiettili furono poi determinanti nel salvare la vita di Togliatti. Perché gli aveva sparato? Pallante in questura durante l'interrogatorio dichiarò di averlo fatto perché lo considerava “un nemico della mia patria, un membro del Cominform al servizio di una potenza straniera”.

640px-Antonio_Pallante_Pd-italy-081

Io all'epoca avevo dodici anni e ricordo bene l'atmosfera di tensione che si respirava. Molti esponenti del Partito Comunista vedevano in quell'evento la provocazione estrema del capitalismo contro il proletariato e volevano la rivoluzione. Armi ce n'erano in quantità, molti ex partigiani conservavano il “ri cordo” della loro precedente attività. La bruciante sconfitta da poco subita nelle elezioni del 18/4/1948 avrebbe potuto esacerbare gli animi e spingerli ad azioni violente e sconsiderate.
Non successe nulla, per fortuna: prevalse il buon senso: lo stesso Togliatti dal suo letto d'ospedale impose ai suoi vice, Secchia e Longo, di sedare gli animi e bloccare la rivolta. Ci furono comunque una trentina di morti in varie città, anche tra le forze dell'ordine, e diverse centinaia di feriti.

Pietro_Valdoni_e_Palmiro_Togliatti
Proprio in quei giorni Bartali vinse una importante tappa al Tour de France conquistando la maglia gialla, e questo contribuì un po' a calmare gli animi, anche se attribuire al Ginettaccio nazionale il merito di aver salvato l'Italia mi pare alquanto eccessivo.
Pallante venne subito catturato e al processo di primo grado venne condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere, ma ne scontò solo cinque per l'amnistia del 1953 (aminista Azara).
Ritornato a Randazzo da dove era partito per commettere il suo attentato, riuscì a impiegarsi presso la Forestale e visse poi nel più completo anonimato.
Non ho notizie della sua morte: fino a Dicembre 2009 mi risulta che fosse ancora vivo.
 
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marrana
view post Posted on 14/1/2015, 23:10     +1   -1




Grazie Daniele per l'interessante reportage....viene da pensare che una volta le cose erano molto meno complicate di adesso e che le azioni in buona fede, erano dettate dal vissuto tragico di qualche anno prima.
 
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espero
view post Posted on 16/1/2015, 11:52     +1   -1




Ricordo molto bene l' atmosfera di quei giorni e posso assicurarvi che se non si innescò qualcosa di tragico fu veramente un miracolo, un complesso di circostanze che ci ha salvato.
Già durante le elezioni precedenti al fatto l' atmosfera era incandescente. Mia mamma faceva parte del Comitato civico e il giorno prima delle elezoni ,mentre ero dal parrucchiere , vidi comparire nello specchio il volto di una signora sconosciuta che mi chiese : Lei è la figlia di Nora Rocco ? Alla mia risposta affermativa mi disse : Dica a sua madre che, se vinciamo noi , l' appendiamo ad un albero di corso Francia.

Edited by espero - 16/1/2015, 12:08
 
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view post Posted on 16/1/2015, 17:56     +1   -1
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In effetti l'atmosfera era quella: gli esponenti del Partito Comunista, o meglio, i più fanatici fra i militanti, facevano delle vere e proprie liste di persone che, a loro giudizio, nel caso di vincita del Fronte Popolare sarebbero state uccise, o in qualche caso solo imprigionate. Questi militanti talvolta erano ex partigiani, e conservavano le armi che avevano legittimamente usato durante la Guerra Partigiana (maiuscole volute). Credo che fossero animati dallo stesso spirito di vendetta che durante la Rivoluzione Francese spingeva la folle a stazionare davanti alla ghigliottina, applaudendo ad ogni testa che cadeva. È uno spirito molto pericoloso, perché porta a considerare nemico da uccidere chiunque la pensi diversamente da te, giustificando il tutto come una "rivincita del popolo o del proletariato".
In quel periodo la vita valeva veramente poco: fino a pochi giorni prima uccidere era un atto meritorio, e allora perché non continuare? Magari aggiungendo un profitto personale commettendo qualche rapina? a Milano in quegli anni agiva la banda di Bezzi e Barbieri. Ne parlerò la prossima volta, se riuscirò a trovare materiale sufficiente.
 
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view post Posted on 17/1/2015, 06:18     +1   -1
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Priore

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tema libero

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veramente molto belli i vostri racconti, non c'è niente da fare questo forum è il posto migliore dove racontare e raccontarci, c'è tutto il nostro ieri che ci porta indietro di tanti anni. Grazie per le vostre bellissime descrizioni e buona giornata
 
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espero
view post Posted on 17/1/2015, 11:05     +1   -1




Nessuno però deve pensare che il fanatismo fosse da una parte sola, Anni dopo ( nel 1952 ) quando stavo per sposarmi, siamo andati a fare le pubblicazioni nella parrocchia di mio marito. Io come testimoni avevo gli zii e mio marito aveva chiamato due amici. Appena siamo entrati in sacrestia il parroco ha additato una degli amici e ha chiesto : quello sarebbe un testimone ? Alla risposta affermativa ha dichiarato : quello non lo accetto perchè è un comunista dichiarato. Così abbiamo dovuto chiamare il sacrestano per avere la firma.
 
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view post Posted on 17/1/2015, 13:42     +1   -1
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Infatti in quel periodo i comunisti furono scomunicati dal Sant'Uffizio (che, a mio modesto parere, non sempre dimostra di essere "santo"). Il decreto è del 13 luglio 1949. La scomunica riguardava chiunque votasse per il PCI o anche i partiti ad esso collegati.
Nelle parrocchie venne spesso (non sempre) esposto un avvisto "sacro" simile a questo:scomunica_ai_comunisti_1949

Si discusse a lungo se la scomunica vera e propria riguardasse solo il marxismo e il materialismo ateo da esso propugnato, o anche il semplice voto al partito.
A leggere quell'avviso non sembra che ci sia differenza sostanziale, anche se la scomunica è alquanto più grave del non potersi accostare ai sacramenti.
Chiaramente, sempre secondo me, fu un atto squisitamente politico, e anche di ingerenza in uno stato straniero (il Vaticano non è Italia). Agì principalmente sulle donne che rifiutarono il voto al PCI, anche in contrasto con il marito.
La scomunica dovrebbe essere ancora in vigore, anche se i partiti "comunisti" non esistono più, almeno in Italia.
 
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39 replies since 3/1/2015, 16:02   279 views
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