| VANDALI SCATENATI HANNO COLPITO CON LA PICCOZZA IL VOLTO DELLA STATUA BRONZEA CHE È UNO DEI SIMBOLI DELLA VALLE DI SUSA Sfregiata la Madonna del Rocciamelone
È stata deturpata a colpi di piccozza la statua della Madonna del Rocciamelone, uno dei simboli della Valle di Susa. Il bronzeo monumento, inaugurato nel 1899, domina l’intera vallata dall’alto dei 3.538 metri di quota della cima del monte. L’atto di vandalismo è stato scoperto domenica scorsa da Fulgido Tibone, gestore del rifugio «Ca’ d’Asti», a seguito del suo quotidiano giro d’ispezione. Ogni giorno Tibone raggiunge il monumento per togliere, se è il caso, i fiori secchi che gli alpinisti devoti mettono nelle mani della Vergine. Domenica si era appena accostato alla statua quando ha notato che il viso della Madonna era danneggiato da colpi di piccozza, molto recenti, perchè il giorno prima il bronzo appariva ancora intatto. Forse lo scempio è avvenuto sabato. Per compire l’atto di teppismo qualcuno è salito sul piedistallo della Madonna. Le ha afferrato un braccio per tenersi in equilibrio sulla punta dei piedi e con l’altra mano l’ha colpita con una piccozza lunga. Le percosse hanno rovinato il naso, le sopracciglia, parte di una guancia e le labbra di Maria. Ma non è bastato. La violenza dell’aggressore si è scatenata anche su altre testimonianze storiche e di devozione. Ha spezzato nel piazzale una lapide dedicata Don Luciano Gariglio e ha danneggiato un piccolo busto in bronzo di Vittorio Emanuele II. Rilevato l’accaduto, Fulgido Tibone è sceso ieri a valle per informare la Diocesi di Susa, che ha sporto denuncia contro ignoti. La profanazione della statua ha destato dolore fra gli amanti della montagna. La «Madonna del Rocciamelone» è da oltre un secolo oggetto di devozione ed è pia meta di visite e pellegrinaggi. Il culto prese avvio nel 1895, quando fu realizzata in vetta una Cappella in legno, ricostruita in muratura nel 1923. Nella seconda metà dell’800 si pensò alla posa anche di una statua della Vergine. L’idea si concretizzò ne 1899. Ne fu promotore un piccolo giornale locale. Ma seppe raccogliere grande seguito. Alle spese necessarie concorsero 130 mila bambini italiani, che offrirono un obolo di 10 centesimi ciascuno. La fusione della statua, raffigurante la «Madonna delle nevi», fu affidata allo scultore «G. A. Stuardi». Utilizzò circa sei quintali e mezzo di bronzo, dai quali trasse una figura solenne, quanto dolce, alta tre metri. A portare in quota il monumento, suddiviso in otto pezzi, furono gli Alpini del Battaglione Susa, che la rimontarono sul posto, superando difficoltà che ancora oggi paiono incredibili. Fu inaugurata il 28 agosto del 1899, sotto il pontificato di Papa Leone XIII, che nel messaggio inaugurale la definì «nive candidior», più pura della neve. Per oltre mezzo secolo fu la statua posta più in alto al mondo. Da allora è stata meta di innumerevoli escursioni. Durante l’ultima guerra, nel 1944, un sacerdote volle raggiungerla per dire Messa ai suoi piedi, il 15 agosto, giorno dell’Assunta. Trovò sul posto una brigata di partigiani, che presentarono le armi. La volle vedere anche Giovanni Paolo II, nel corso della sua visita a Susa del 1991.
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