Tema Libero

Posts written by danielegr

view post Posted: 27/2/2015, 15:17     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
Bellissimo Espero!! Noi in Jugoslavia ci siamo andati nel 1970 e ho anche fortunosamente ritrovato degli appunti di viaggio che mia moglie aveva scritto.
Ricordo di quel viaggio, oltre a un campeggio nel quale i servizi erano costituiti da un gabbiotto in legno, senza finestre e senza acqua, ma ben fornito di fetore, le strade. Una buona parte era asfaltata, ma con un asfalto talmente viscido che le auto dei locali, che avevano gomme consumate al punto da non avere quasi più battistrada, quando frenavano non si sapeva mai dove si sarebbero fermate...
Ma sono bei ricordi: per esempio una volta eravamo andato sull'isola di Korciula (si scriverà così?) e abbiamo tirato un po' tardi vista la bellezza estrema delle sue coste e un indimenticabile bagno in una baietta stupenda. L'ora di pranzo era passata da un bel po' e lo stomaco reclamava a gran voce: cerchiamo un ristorante ancora aperto e ne troviamo uno che stava sparecchiando. Chiediamo qualcosa e ci rispondono: ma oramai non abbiamo più niente, se aspettante un momento vediamo cosa riusciamo a trovare. Ci ha portato un'aragosta di una bontà eccezionale, che ricordiamo ancora dopo 45 anni!
view post Posted: 24/2/2015, 10:01     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
E poi con la roulotte si possono fare cose avventurose! Ad esempio, andare in Africa. Sembra facile oggi, a parte le guerre che ci sono in quei Paesi, ma io sto parlando di quarant'anni fa: era il 1974 e di roulotte in Tunisia ne circolavano veramente poche. Alcuni colleghi del Gruppo Camping e Caravanning lanciarono l'idea: andiamo in Tunisia? Ci sono state un paio di riunioni per discutere la cosa e decidere un “piano di battaglia”. Bisognava fare delle vaccinazioni (ricordo solo quella per il colera, ma ce ne erano anche altre), prenotare la nave, trovare le guide, insomma tutte quelle cose che si fanno quando si va in un paese lontano. Una delle discussioni che più ricordo è stata quella per il latte: come ci comportiamo? Lo compriamo sul posto? E se poi è inquinato? Cia possiamo fidare? La decisione fu che non ci potevamo fidare, latte condensato, in tubetto o in scatola, era l'unica soluzione che ci potesse soddisfare.
E venne finalmente il giorno della partenza, da Genova, naturalmente. Ci troviamo tutti, quattro roulotte e una tenda al Porto. Ma la nave dov'è? Non c'è: per uno sciopero da qualche parte ha subito un ritardo di diverse ore. E noi lì ad aspettare, sotto un sole feroce che la nave arrivasse. Eccola finalmente! Ci imbarchiamo allora: sì, ma non è semplicissimo con una roulotte attaccata imboccare la passerella d'imbarco e poi sistemare il treno macchina-roulotte (sono sempre almeno nove-dieci metri) negli spazi nella stiva.
Comunque alla fine che la facciamo tutti e dopo un po' finalmente si parte, con un mare piuttosto agitato che ha messo a dura prova lo stomaco di parecchia gente. Almeno si fossero preoccupati di “svuotarsi” nei bagni invece che nei corridoi o in qualsiasi altro posto...
Era stata une bella avventura, ma di questo ne parleremo eventualmente più avanti.
view post Posted: 21/2/2015, 18:44     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
CITAZIONE (espero3 @ 21/2/2015, 11:43) 
Ci siamo ritrovati qui, tre roulotte che magari si sono incrociate in qualche posto. Bellissimo.

Chissà, magari ci siamo davvero incontrati un po' di annetti fa... Io ho bazzicato un po' tutta l'Italia, mare, monti, laghi e via dicendo. Una volta anche in un posto dove era stato commesso un delitto! Avevamo lasciato a fine autunno la roulotte in un campeggio non lontano dal monte Amiata, e avevo lasciato lì anche la barca: una barchetta a vela con la quale pensavo di fare qualche giro in un lago che c'era lì vicino. Il campeggio era vicino ad un locale, una via di mezzo fra il bar-ristorante e un night club. Quando siamo tornati a primavera non abbiamo più trovato la barca e sulla porta della roulotte c'erano evidenti segni di un tentativo di scasso, tentativo peraltro non riuscito. Da quello che abbiamo saputo dal gestore e dai Carabinieri durante l'inverno il locale era passato ad altro gestore e c'era stato un omicidio nel locale. I Carabinieri ci hanno vivamente consigliato di accettare quelle quattro lire che il nuovo gestore ci aveva offerto quale risarcimento e di cambiare aria appena possibile, perché l'assassino non lo avevano ancora trovato.
Non ce lo siamo fatto dire due volte...
view post Posted: 19/2/2015, 18:20     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
La roulotte era un modo di vivere, a contatto con la natura pur mantenendo le nostre comodità. E poi era una grande cosa per i ragazzi: al mare gli infilavi un costumino e poi, fuori!!! Qualcuno che li tenesse d'occhio c'era sempre, il cameratismo fra i campeggiatori in quegli anni (intorno al 1970) era molto vivo e era normale che qualche adulto fosse sempre di vedetta per evitare che i ragazzi, liberi come l'aria, si infilassero nei pericoli. Inoltre tutti i campeggi erano recintati, quindi il ragazzino non poteva scappare.
Vedo che anche Espero ha avuto esperienze simili, e ricorda lo spirito che animava i campeggiatori negli anni '70, prima che incominciassero ad arrivare quelli delle ondate successive: quelli che sceglievano il campeggio perché “costava meno dell'albergo”.
Poi, un po' alla volta, anche il campeggio è cambiato: ai servizi molto spartani si sono sostituiti bagni veri e propri, anche con l'acqua calda. Cambiava lentamente anche il modo di essere dei campeggiatori. Una volta se passavi vicino a una roulotte non tua, ti invitavano dentro e ti offrivano il caffè, adesso invece ringhiano…
Comunque, la roulotte non serve solo in campeggio: negli anni '70 era permesso, o almeno tollerato, il campeggio libero. Bastava trovare uno spiazzo in piano, abbassare i piedini e, naturalmente, ripulire il posto prima di partire.
E quindi ci si poteva avventurare in posti isolati, lontano dalla folla. Bastava che ci fosse una strada. Ho fatto diverse esperienze di campeggio libero, magari ne racconterò qualcuna.
view post Posted: 16/2/2015, 17:56     Il 3ad ufficiale degli auguri! - Tema Libero
Tanti auguri alla nostra Sarda Giulia!!



Capo d'Orso, una delle tante meraviglie della Sardegna.
view post Posted: 13/2/2015, 12:44     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
Forse avevo accennato anche alle mie esperienze di roulottista, sono un po' più recenti, ma mica poi tanto, diciamo pressappoco dal 1967. Fino al 1980 è stata molto intensa, non c'erano vacanze che non fossero fatte con la roulotte, poi è un po' calata e nel 1988 è definitivamente cessata. Cosa è una roulotte? È innanzitutto la libertà. La libertà di potersi spostare quando ci viene il ghiribizzo, la libertà di decidere al bivio di Bologna se andare verso l'Adriatico o verso il Tirreno. Addirittura quella di decidere, avendo caricato l'attrezzatura, se andare al mare o ai monti (ho fatto entrambe le cose…)
Quello che ho appena detto, però, era vero in quegli anni, quando il campeggio non aveva ancora assunto il carattere che mi dicono abbia adesso. Per esempio, io non ho mai avuto la necessità di prenotare un campeggio. Andavo, quando mi piaceva un posto ci fermavamo e una piazzola si trovava sempre. Si trovava anche un gruppo di “amici”, anche se non si erano mai visti prima. Erano altri campeggiatori che si davano da fare per farti trovare una piazzola più bella, per indicare come risolvere qualche problema (ce ne erano sempre, dal fatto che in quella piazzola il vento arrivava troppo forte alla mancanza di un cavo elettrico abbastanza lungo eccetera) e soprattutto a dare una mano per spostare a mano la roulotte una volta sganciata dalla motrice. Teniamo presente che spostare una roulotte a mano, soprattutto su terreno non asfaltato, è piuttosto faticoso. Una roulotte non doveva pesare più di 750 chili (ai miei tempi, ora mi dicono che le cose sono cambiate) ma credo che in tutto il mondo non si sia mai vista una roulotte che riuscisse a stare entro quel peso. L'unica volta che ho avuto il coraggio di portare la mia ad una pesa…. Mi sono spaventato!
Interessa questo argomento?
view post Posted: 11/2/2015, 18:32     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
È vero, Espero: ci vuole passione. Oggi è tutto più semplice, ma quando ero giovane io (parlo degli anni dal 1954 al 1962, pressappoco) non era semplice sfogare la propria passione per la montagna, in estate o in inverno. In inverno, per esempio, si andava a sciare. Il tutto cominciava con il tenere d'occhio il bollettino della neve. In Piazza Castello, a Milano, c'era l'Autostradale che organizzava pullman per le varie località. Però erano molto cari (per noi tutto era caro: anche il caffè a 30 lire...) così ci si andava solo per leggere il bollettino esposto sulla quantità di neve nelle varie stazioni sciistiche. Poi si cercavano le varie organizzazioni che organizzavano dei pullman per la gita a un prezzo inferiore. Il pullman era organizzato di solito per la domenica.
Oggi non ci si crederebbe che allora si andasse a sciare a quel modo: sveglia alle 4 - 4 e 1/2 e il punto di raccolta era lontano da casa, spesso in piazzetta Reale a Milano, cioè di fianco al Duomo. A quell'ora i tram non funzionavano ancora, quindi,... gambe (e sci) in spalla e via di corsa verso il punto di ritrovo. Poi quattro o cinque ore di viaggio per arrivare nella località prescelta, viaggio nel quale non si provava nemmeno a farsi a sonnellino: si cantavano le canzoni più varie, spesso le canzoni di montagna, ma non solo quelle, ce n'era anche qualcuno un po'... come dire... spinta, ma non si scandalizzava nessuno.
Appena arrivati e recuperati i propri sci, di legno, come dice Espero, con gli attacchi Kandahar che tante gambe hanno fratturato, e via di corsa comperare l'abbonamento "giornaliero". Un punto d'onore era "recuperare il giornaliero", quali che fossero le condizioni della neve e delle code. Recuperare il giornaliero voleva dire fare tante risalite che, al costo unitario, superassero almeno una volta e mezzo il costo dell'abbonamento.
E poco prima che venisse buio si risaliva sul pullman per il ritorno - altre quattro o cinque ore di canti e di bevute -. Alle dieci circa si arrivava a Milano e si riusciva ancora a trovare il tram per tornare a casa. E il giorno dopo in ufficio, anche se la stanchezza incominciava a venire fuori. Ma tanto avevamo vent'anni e queste cose si potevano fare. E noi le facevamo e siamo contenti di averle fatte!!
view post Posted: 11/2/2015, 14:08     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
Una prettamente alpinistica me la fate fare? È stata una delle più belle arrampicate che ho fatto, lo spigolo Nord del Badile. Non mi addentro in particolari tecnici, ma qualcosina bisogna dirla: il Pizzo Badile è una montagna al confine fra Italia e Svizzera, il versante italiano, sul quale corre la via normale, quella usata per la discesa, si affaccia sulla Val Masino. Dalla parte svizzera si hanno invece delle imponenti pareti, sulle quali si svolse una buona parte della storia alpinistica europea. Noi, più modestamente, abbiamo risalito lo spigolo, quello che si vede bene al centro della foto e che, comunque, è una via molto lunga, non particolarmente difficile ma continua (in gergo si diceva “che non molla mai”)

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E allora il venerdì sera Angelino tira fuori la sua moto e partiamo a tutta birra per la Svizzera. È un po' tardi, partiamo intorno alle sei, ma la moto è veloce e speriamo di riuscire ad arrivare a imbroccare il sentiero giusto quando c'è ancora un po' di luce. Ma Giove Pluvio non è d'accordo, quando siamo sul lungolago si scatena un violento temporale che ci costringe a ripararci in un bar. Per fortuna dopo circa un'ora la pioggia cessa e allora si può riprendere la moto e ripartire. Ma intanto un'ora di luce se ne è andata, e, arrivati a Bondo già non ci si vede più. Che facciamo? Con la moto si può salire solo un pezzetto, un chilometro circa, ma poi inizia un sentiero che non conosciamo e che percorso di notte può portarci in qualche pasticcio. Il rifugio al quale dovremmo arrivare dista un paio d'ore di marcia e non ci sembra prudente affrontare il tragitto al buio. Camminiamo per un pezzo, poi scorgiamo un gruppo di baite che sono disabitate. Una di esse ha una porta che sembra mezzo aperta e dentro un bel po' di fieno. Che fortuna! Nel fieno si dorme benissimo e ci infiliamo dentro. Al mattino poi riusciremo a fare la nostra salita e, un po' fortunosamente, anche a trovare degli amici che ci riportano a recuperare la moto.
view post Posted: 26/1/2015, 09:09     Il 3ad ufficiale degli auguri! - Tema Libero
Oggi è anche il compleanno del nostro PAPO VERO!! Sessantadue anni portati come un giovanottino. Tanti auguri Papo, chissà se verrai a trovarci.
view post Posted: 20/1/2015, 13:14     Emigrazione Italiana - Tema Libero
Su questo argomento c'era già un post (#entry563024161) che è interessante, anche se naturalmente non può dare una spiegazione logica dei fenomeni. Ti riferivi a Canneto di Caronia, vero?
view post Posted: 19/1/2015, 19:35     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
Barbieri è stato processato, condannato a trent'anni di carcere duro e incarcerato a San Vittore (Milano). San Vittore, però, aveva ancora aperte le ferite della guerra: ospitava detenuti per quattro volte la sua capienza, 3500 contro 850, molte celle non avevano la serratura (!) e nemmeno i cinque bracci del carcere erano chiusi. Un detenuto poteva insomma girovagare per buona parte del carcere senza che i secondini, in numero molto inferiore al necessario, potessero intervenire. Oltre a tutto fra i detenuti circolavano parecchi coltelli, ed è comprensibile una certa paura dei secondini stessi.
Comunque Barbieri riuscì a raccogliere intorno a sé gli altri prigionieri, esacerbati dalle condizioni inumane di vita, dal cibo scarso e immangiabile e dalle angherie che dovevano subire da parte di quei secondini che ricorrevano alle maniere forti per supplire alla carenza del numero. Prima che la rivolta potesse portare i prigionieri all'evasione in massa, Salvatore Rap imbracciata una mitragliatrice riuscì a bloccarli per qualche minuto: il tempo sufficiente perché l'allarme potesse arrivare alla Polizia che intervenne circondando l'edificio e bloccando così l'evasione. Salvatore Rap pagò con la vita il suo gesto, colpito al petto da un colpo sparato dai rivoltosi. Alla sua memoria venne assegnata la medaglia d'argento al Valor Militare, e qualche anno fa gli fu intitolata la scuola di Polizia Penitenziaria.
Era il 21 Aprile 1946.
La situazione divenne molto pesante, l'assedio durò quattro giorni. Intervenne perfino un carro armato che sparò contro la torretta del carcere, demolendola, e convincendo i rivoltosi che non era il caso di continuare. Il bilancio fu di cinque morti.
Barbieri scontò la sua pena e venne rilasciato nel 1971. Si trasferì a Barcellona Pozzo di Gotto (toh, proprio dove sta il nostro poliziotto, Franco) e aprì una attività di vendita di vino e di abbigliamento. Credo che sia ancora vivo, dovrebbe avere circa 93 anni.
view post Posted: 18/1/2015, 19:09     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
Avevo promesso di parlare della banda Bezzi-Barbieri, che imperversò a Milano dalla Liberazione fino al 1946. Ecco cosa ho trovato:
Sandro Bezzi e Ezio Barbieri formavano la "banda dell'Aprilia nera": rapinavano banche, passanti e industriali che si erano arricchiti con la borsa nera. Formavano dei finti posti di blocco utilizzando la Aprilia nera, alla quale aveva applicato una targa con il numero “777”, lo stesso usato nella Polizia, dalla “Volante”.
Non si facevano scrupolo di usare le armi e avevano sulla coscienza diversi omicidi. Barbieri negò sempre di aver ucciso qualcuno, ma è certo che uccise almeno una guardia carceraria, Salvatore Rap che aveva tentato di bloccare la rivolta del carcere di San Vittore a Milano nel 1946, nota come La Pasqua Rossa o la Pasqua di Sangue. Salvatore riuscì a bloccare la rivolta solo per pochi minuti, sufficienti però a far accorrere in rinforzo un reparto che circondò il carcere.
Bezzi era più che altro un comprimario, il capo riconosciuto era Barbieri. Quest'ultimo era stato più volte arrestato, ma sempre era riuscito ad evadere. Era un bel ragazzo e aveva un grande successo con le donne. Pare che abbia avuto, quando già era in carcere, un figlio (del quale, peraltro, ho trovato solo il nome – Vittorio. Pare che vivesse a Milano ancora negli anni scorsi). Annunciava orgogliosamente la nascita agli altri galeotti dicendo: “Pesa nove chili, mitra compreso”.
Sandro Bezzi era figlio di un operaio dell'Alfa Romeo e, avendo avuto da ragazzo delle esperienze di pugilato era soprannominato “pugno proibito”. Il 25 febbraio del 1946 la polizia gli tende un agguato, lui tenta una fuga ma viene ucciso dai poliziotti. La banda Bezzi Barbieri si era già sciolta, ognuno “lavorava” per conto proprio. Nello stesso giorno della morte di Bezzi la polizia riesce a catturare il Barbieri che era con la sua nuova amante in un locale a Pero.

nei prossimi giorni posterò il seguito.
view post Posted: 17/1/2015, 13:42     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
Infatti in quel periodo i comunisti furono scomunicati dal Sant'Uffizio (che, a mio modesto parere, non sempre dimostra di essere "santo"). Il decreto è del 13 luglio 1949. La scomunica riguardava chiunque votasse per il PCI o anche i partiti ad esso collegati.
Nelle parrocchie venne spesso (non sempre) esposto un avvisto "sacro" simile a questo:scomunica_ai_comunisti_1949

Si discusse a lungo se la scomunica vera e propria riguardasse solo il marxismo e il materialismo ateo da esso propugnato, o anche il semplice voto al partito.
A leggere quell'avviso non sembra che ci sia differenza sostanziale, anche se la scomunica è alquanto più grave del non potersi accostare ai sacramenti.
Chiaramente, sempre secondo me, fu un atto squisitamente politico, e anche di ingerenza in uno stato straniero (il Vaticano non è Italia). Agì principalmente sulle donne che rifiutarono il voto al PCI, anche in contrasto con il marito.
La scomunica dovrebbe essere ancora in vigore, anche se i partiti "comunisti" non esistono più, almeno in Italia.
view post Posted: 16/1/2015, 17:56     Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
In effetti l'atmosfera era quella: gli esponenti del Partito Comunista, o meglio, i più fanatici fra i militanti, facevano delle vere e proprie liste di persone che, a loro giudizio, nel caso di vincita del Fronte Popolare sarebbero state uccise, o in qualche caso solo imprigionate. Questi militanti talvolta erano ex partigiani, e conservavano le armi che avevano legittimamente usato durante la Guerra Partigiana (maiuscole volute). Credo che fossero animati dallo stesso spirito di vendetta che durante la Rivoluzione Francese spingeva la folle a stazionare davanti alla ghigliottina, applaudendo ad ogni testa che cadeva. È uno spirito molto pericoloso, perché porta a considerare nemico da uccidere chiunque la pensi diversamente da te, giustificando il tutto come una "rivincita del popolo o del proletariato".
In quel periodo la vita valeva veramente poco: fino a pochi giorni prima uccidere era un atto meritorio, e allora perché non continuare? Magari aggiungendo un profitto personale commettendo qualche rapina? a Milano in quegli anni agiva la banda di Bezzi e Barbieri. Ne parlerò la prossima volta, se riuscirò a trovare materiale sufficiente.
view post Posted: 13/1/2015, 19:24     +1Ricordi più o meno antichi - Tema Libero
In televisione, proprio adesso alle 13 e 30, stanno parlando di Togliatti in quella trasmissione che c'è tutti i giorni “Cultura”. Non voglio parlare di Togliatti, figura alla quale vanno, secondo me, attribuiti molti meriti e molti demeriti, ma di quel suo attentatore, Antonio Pallante. Quello che il 14 Luglio 1948 sparò contro Togliatti quattro colpi di pistola, di cui uno solo a vuoto.
Aveva comperato una vecchia pistola e cinque proiettili in Sicilia, ma il modello vecchio dell'arma e la scarsa forza di penetrazione di quei proiettili furono poi determinanti nel salvare la vita di Togliatti. Perché gli aveva sparato? Pallante in questura durante l'interrogatorio dichiarò di averlo fatto perché lo considerava “un nemico della mia patria, un membro del Cominform al servizio di una potenza straniera”.

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Io all'epoca avevo dodici anni e ricordo bene l'atmosfera di tensione che si respirava. Molti esponenti del Partito Comunista vedevano in quell'evento la provocazione estrema del capitalismo contro il proletariato e volevano la rivoluzione. Armi ce n'erano in quantità, molti ex partigiani conservavano il “ri cordo” della loro precedente attività. La bruciante sconfitta da poco subita nelle elezioni del 18/4/1948 avrebbe potuto esacerbare gli animi e spingerli ad azioni violente e sconsiderate.
Non successe nulla, per fortuna: prevalse il buon senso: lo stesso Togliatti dal suo letto d'ospedale impose ai suoi vice, Secchia e Longo, di sedare gli animi e bloccare la rivolta. Ci furono comunque una trentina di morti in varie città, anche tra le forze dell'ordine, e diverse centinaia di feriti.

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Proprio in quei giorni Bartali vinse una importante tappa al Tour de France conquistando la maglia gialla, e questo contribuì un po' a calmare gli animi, anche se attribuire al Ginettaccio nazionale il merito di aver salvato l'Italia mi pare alquanto eccessivo.
Pallante venne subito catturato e al processo di primo grado venne condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere, ma ne scontò solo cinque per l'amnistia del 1953 (aminista Azara).
Ritornato a Randazzo da dove era partito per commettere il suo attentato, riuscì a impiegarsi presso la Forestale e visse poi nel più completo anonimato.
Non ho notizie della sua morte: fino a Dicembre 2009 mi risulta che fosse ancora vivo.
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