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Senza entrare nello specifico del documentario, non è una novità che le case farmaceutiche puntino a ciò che fa guadagnare lasciando da parte tutto il resto, anche se può essere utile. Pensiamo alle malattie rare, destinate a rimanere prive di ricerche perché non interessano un numero di malati "significativo"; o agli antimalarici, settore trascurato perché chi è soggetto a questa malattia non ha i soldi per acquistarli.
Ma va anche detto che le "ricerche alternative" condotte da singoli personaggi sul cancro (e non solo) presentano quantomeno delle ambiguità. Chi ricorda le terapie del dr. Vieri (colchicina) o del veterinario Bonifacio (estratti di ghiandole caprine)? La "terapia di Bella" era davvero efficace, ma sarebbe stata "sabotata" da ricercatori faziosi? O è stata un bluff portato avanti da malati e familiari disperati? E che fine ha fatto l'immunomodulatore distribuito da alcuni ricercatori in una chiesa di Roma soggetta all'extraterritorialità vaticana?
Dunque, su questo tema ci sarebbe molto da dire, cercare e scoprire... ma c'è anche una verità, per fortuna, più oggettiva e scientifica: alcune forme di cancro, considerate fatali non più di 20 anni fa, vengono oggi guarite in un'alta percentuale di casi. Dunque, attenzione a non gettare il bambino con l'acqua sporca.
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