Caro Natale, ti scrivo dopo molte esitazioni per dirti che, da tempo, non mi piaci più. Non è colpa tua: tu vorresti portare un messaggio di vera Gioia, di Pace, di Amore; quel messaggio che la nascita di Gesù recava a tutti gli uomini di buona volontà. Però, malgrado le tue buone intenzioni, per me sei diventato un momento noioso, faticoso e triste al punto che mi piacerebbe andare "in letargo" il giorno dell'Immacolata e risvegliarmi solo il 7 gennaio per evitare tutti i dispiaceri che porti. La colpa è del mio lavoro che, nelle settimane che ti precedono, diventa caotico, frenetico e faticoso; s'allunga al punto da farmi tornare a casa solo per mangiare e dormire, mi fa arrivare al 25 dicembre sempre stanco e distrato. E' colpa di tutto "l'apparato" che t'hanno appiccicato addosso, delle luminarie, della corsa a regali inutili e costosi, dell'ipocrisia di chi ti augura "Buon Natale" dopo averti preso a calci per un anno intero. E' anche colpa delle mie nostalgie di quand'ero bambino, di quando il tuo arrivo era un evento atteso a lungo, animato e gioioso; o di quand'ero più giovane e ti festeggiavo con tanti amici che ho persi per strada. Tu, Natale, eri un amico che aspettavo con piacere; ora sei diventato un esattore che, a fine anno, viene a incassare un pesante tributo.
Che me ne faccio di te? A che mi servi se, ormai, ho solo voglia di sfuggirti e il tuo arrivo mi dà più malinconie che sorrisi?
Lo ammetto, sono ammalato: ho la "sindrome del pastore". Ho voglia di buttare via tutte le porcherie che ti coprono, di rifiutare usanze e convenzioni, di mollare tutto per cercare il "mio" Gesù e portargli (come un "pastore", appunto) un semplice dono. Lui rinasce ogni giorno, cresce in ogni bimbo che ha bisogno e io sento che Lo potrei capire e adorare meglio se potessi donargLi - a Natale, ma non solo - un po' del mio tempo, della mia fatica, della mia buona volontà. Sogno un luogo in mezzo alla neve dove portare abiti caldi, un giocattolo, un sorriso, una carezza. Sogno una Messa di Mezzanotte senza gente "i ghingheri" ma con "pastori" come me e bimbi come Lui. Sogno d'essere stanco, ma felice come non lo sono più da tempo. E' solo un sogno: anche quest'anno le cose non cambieranno, così il prossimo e chissà quanti altri ancora...
"Guarirò", un giorno? Tornerò ad aspettarti, a vederti come un amico? Io lo spero, Natale: tu vieni solo una volta l'anno ed è triste "sprecarti" così....
Un saluto da Oderico.
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