[Storie e immagini delle nostre città] IMPERIA

Riprendo questa vecchia discussione, che era stata iniziata basandosi su un'idea di Chiara, della quale pochi giorni fa è stato il secondo anniversario della morte.
Io abito qui da diciannove anni, ma in tutto questo periodo non avevo mai dedicato il giusto interesse ad una borgata che sorge a due o tre chilometri da casa mia, la Borgata Magliani. C'ero passato una volta, ma non le avevo dedicato attenzione, considerandola alla stregua di un paio di casolari semi abbandonati. Ma una settimana fa mia figlia mi ha fatto una graditissima sorpresa: approfittando del fatto che due suoi colleghi avevano prenotato un appartamento per qualche giorno alla borgata Magliani è venuta a trovarci. E così abbiamo avuto l'occasione di vedere un po' meglio questo borgo.
E come è Magliani? Sono poche case, alcune diroccate ma che dovrebbero essere a breve restaurate. Quelle già rimesse a posto sono praticamente tutte dedicate al turismo: c'è per esempio un Agriturismo dal nome curioso: Al Cavedano Innamorato. Ma la particolarità che rende Magliani unica è che non ci si arriva con la macchina: bisogna lasciarla a un posteggio a un centinaio di metri dalla borgata. Poi c'è un pezzo, che è un po' meglio di un sentiero ma peggio di una mulattiera. Già, ma allora un turista carico di valigie come fa ad arrivare all'agriturismo che ha prenotato? Niente paura: c'è un' Ape (senza targa, tanto di lì i vigili non passano certo) che si incarica del trasporto dei bagagli e, credo, anche di quei generi alimentari necessari per i turisti.
E adesso qualche foto: ecco come si presenta dal parcheggio.



L'insegna di uno degli agriturismi presenti

https://lh6.googleusercontent.com/-HN2Epyu...no/IMG_2713.JPG

Ecco come si può restaurare (sulla sinistra) un rudere



questi sono da restaurare:


la strada principale:

Sono ritornato a Magliani e ho fatto altre foto: peccato che la giornata non fosse delle migliori, comunque qualcosa si è potuto fare:
La zona, soprattutto in questa stagione, è piena di fiori, in gran parte spontanei, ma anche coltivati, come questa spalliera che si appoggia a un muretto su quello che, probabilmente, era il piccolo sagrato di una chiesa ora abbandonata.



L'intreccio delle varie strutture murarie, tutte in pietra locale a vista, mi ha sempre affascinato. Una casa appoggiata ad un'altra, il locale che è comune a più abitazioni sono bellissimi. Mi hanno spiegato che in una famiglia contadina quando il figlio si sposava era uso che portasse la sposa nella casa dei suoi. Veniva costruita una stanza in più che si appoggiava all'abitazione dei suoi genitori. L'ampliamento era fatto dagli stessi contadini, che di muratura un po' se ne intendevano. Naturalmente a fine '800-primi '900 nessuno si interessava di calcoli di stabilità, permessi di costruzioni e simili cose. Quelle case, con i relativi ampliamenti, sono ancora lì, mentre tante case costruite negli anni '60 sono vergognosamente crollate.



Mi incuriosiva una chiesetta, un po' spostata rispetto all'abitato, e ci sono andato: Per la chiesetta, abbandonata, probabilmente sconsacrata, e un po' disastrata non ne sarebbe valsa la pena, ma quel meraviglioso tappeto di margherite e di altri fiori riscatta la (poca) fatica fatta per arrivare alla chiesetta.

In un libro (Luci e ombre del deserto) scritto da Lorenzo Marimonti, che in anni verdi conobbi e apprezzai, racconta di una delle prime guide alpine (fine 800) che in una salita al Cervino rivolgendosi ai clienti troppo chiassosi disse, pressappoco:"Silenzio: ascoltate, si sentono gli angeli ridere da qui". Beh, con le dovute proporzioni, in borgate simili si sentono...

Riprendo ancora una volta questa vecchia discussione per raccontare qualche cosa dei dintorni della mia abitazione. Oramai sono più che ottantenne e devo curare un po’ la forma fisica e il medico continua a dirmi “cammini, cammini, è l’unica medicina che non ha controindicazioni e fa sempre bene”.
Beh, quindi ogni tanto faccio qualche passeggiata nei dintorni. Oggi per esempio ho preso la macchina e sono andato a Lecchiore. Lecchiore è una frazione del Comune di Dolcedo, e i nostri vecchi andavano benissimo a piedi da dove sono io a Lecchiore o alle altre frazioni. Ma io non me la sento più di fare camminate così lunghe, soprattutto con questo caldo, quindi per la prima parte sono andato con l’auto. Lascio la macchina al bivio da cui si diparte una stradina (transito vietato agli autoveicoli) e scendo verso il Santuario dell’Acquasanta, del secolo XVII°. Eccolo:

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Diverse sono le leggende su questo Santuario: Sembra, per esempio, che, durante un Carnevale, un imperiese si aggirasse per le strade con una maschera sul volto e che avesse offeso con una risata il Santo Sacramento. Per punizione, sempre secondo la leggenda, la maschera che portava gli era rimasta attaccata al viso; e il perdono gli viene accordato dopo nove giri di corsa attorno al santuario.
Un'altra leggenda fa riferimento alla seconda guerra mondiale, quando una donna, recatasi al Santuario per pregare la Vergine perché la aiutasse a nutrire le figlie, al ritorno a casa scopre di aver ottenuto il dono del latte, per sostentare le bambine. Io di leggenda ne conoscevo un’altra, che però non trovo da nessuna parte e, non fidandomi troppo della mia memoria, ve la risparmio.

Domani il seguito, non penserete mica di esservela cavata con così poco?

Attached Image: IMG_1105

Però almeno il pezzetto che ricordo ve lo racconto. Dicono che una persona molto malata si fosse rivolta alla Madonna per avere la grazia della guarigione. La Madonna fece scaturire dalla roccia uno zampillo d’acqua. Il malato la bevve e immediatamente guarì. La popolazione fece costruire il santuario per ricordare il miracolo della Madonna, e l’acqua, che continuava a zampillare, fu fatta uscire da un seno della Madonna. Passò di lì un alto prelato, un vescovo o un cardinale che ne fu scandalizzato: fare uscire l’acqua “miracolosa” da un seno della Madonna!! L’acqua venne allora fatta uscire da un piede…
Oggi però l’acqua non esce né dal seno né dal piede, ma da una fontanella distante un paio di metri. Peccato: a me piaceva di più la versione “uscita dal seno” per la sua simbologia: il latte della vita portato dalla Madonna.
Ma proseguiamo il racconto della passeggiata. In tempi andati, partendo da Valloria ero riuscito con la mia Vespa a raggiungere il santuario. Ricordavo che era stata una gita un po’ complicata, e pensavo di ripercorrerne un pezzo a piedi e in senso inverso.
No, non ce l’ho fatta, salvo i primi 150-200 metri. troppo ripidi e il sole incominciava già a picchiare. Per adesso, è solo rimandata.
La zona intorno al santuario è bellissima, risente di vecchi insediamenti, prima abbandonati e poi in parte ristrutturati ad uso di quei turisti in cerca di pace, serenità, aria buona. Certo devono pagare lo scotto della scarsa comodità, non possono avere la macchina sotto casa, andare a fare la spesa comporta un certo disagio, ma credo che ne valga la pena.
Alcune foto di quella zona:

foto non mia, trovata su Google Earth. Il Rio dei Boschi con i laghetti di Lecchiore.

http://static.panoramio.com/photos/large/81495475.jpg

e poi alcune case (una era un mulino, probabilmente per la macinazione delle olive)


Ho altre foto, ma devo ancora portarle ad una dimensione accettata dal forum, per cui le caricherò dopo.
Ciao ciao.

Attached Image: IMG_1032

Questa è l’ultima parte: abbandonata la chiesetta dell’Aquasanta (senza la “C”, si chiama proprio così) la strada asfaltata termina dopo un centinaio di metri. Diventa in terra battuta e prosegue per un bel tratto, un paio di chilometri, per poi diventare un sentiero. Credo che quel sentiero porti verso il Monte Faudo, ma non l’ho mai percorso. Comunque il tratto in terra battuta (che questa volta ho percorso solo in parte) è molto bello e merita di essere visto. Si svolge in bel bosco di castagni e si respira l'aria veramente pulita.Sul versante opposto si vedono dei casali o delle vere e proprie case, raggiungibili in auto credo con molta difficoltà. Probabilmente è una strada che parecchio tempo ho percorso (in parte) a piedi e me la ricordo un po’ dissestata e piuttosto ripida.
Un mio amico, che ora non c’è più, mi raccontava che verso la fine della guerra aveva costruito insieme a suo padre una teleferica per trasportare, credo, il legname. Questa teleferica c’è ancora, anche se, naturalmente, non più funzionante, e mi interessava andarla a vedere. Ho fatto qualche foto, eccole:
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ed ecco il vagoncino, si vede un po' a fatica a destra:

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