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| Ecco, appunto, i miei tipi di pane preferito sono stati già citati, o quasi! Infatti, io adoro il pane di Lariano, così veramente pane, che quando ne tieni in mano una fetta te ne accorgi! Non come il pane finto che è facile trovare in giro, bianco come il latte e leggero come l'aria, perchè è tutto lievito Il pane di Lariano, tra l'altro, è molto imitato e bisogna diffidare delle imitazioni, specie quando leggete al banco forno del supermercato "pane tipo Lariano" Ecco le sue caratteristiche principali: Pane di Lariano Il pane prodotto nel comune di Lariano è simile nella pezzatura al pane di Genzano; la differenza sta nella farina che è di grano tenero semintegrale e nella cottura che è sempre nel forno a legna. La lievitazione è ottenuta con lievito madre e con un poco di lievito di birra. Si impastano gli ingredienti e, dopo un breve riposo, si formano dei pani rotondi o a filoni del peso di circa 1 o 2 chili. Ancora un’ora di lievitazione e poi si cuociono nel forno a legna per un’ora. ( fonte) L'altro mio pane preferito è, appunto, quello di Vicovaro (anche se ce n'è uno molto simile, quello di Canterano, che io preferisco ancor di più perchè lievemente più acidulo), che è una sfida al tempo che passa! Più passano i giorni e più diventa buono! La più forte tradizione del nostro paese è certamente la "Pagnotta di Vicovaro", classico pane casareccio di forma circolare apprezzato e ricercato a Roma e provincia.
Nell'immediato dopoguerra, come in tutta l'Italia, per superare le gravi difficoltà economiche, i Vicovaresi, bravi nella lavorazione del pane casareccio, sfruttando i numerosi forni a legna alimentati dalla "ginestra", pianta particolarmente rigogliosa nel nostro territorio, si avventurarono nel lavoro di fornai. E' cosi che moltissime famiglie si dedicarono interamente all'arte del pane. I forni in piena attività, il vociare delle persone, insieme all'irresistibile profumo del pane appena sfornato invadeva ogni più remoto vicolo già nelle prime ore della notte. Le pagnotte venivano raccolte in appositi zaini e con i mezzi disponibili, il treno e la bicicletta, raggiungevano Roma e dintorni.
L'economia locale faceva ovviamente perno sull'arte della pagnotta vicovarese, permettendo, altresì, il sorgere di altre attività. Il progresso e le leggi sanitarie hanno contribuito pesantemente a far si che i forni in attività si siano ridotti drasticamente. Tuttavia la tradizione è ancora viva, e quando il profumo del pane appena sfornato, nelle ore tradizionali della notte e del pomeriggio, invade i vicoli e le piazze del nostro paese, è quasi impossibile resistergli. ( fonte)
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