" Gente Invisibile "
Sono le 3 di notte, non ho sonno e sono seduto sullo sgabello del bagno, al buio: non voglio che la luce svegli mia moglie o mio figlio.
Sto male e la mente va per conto suo, riportandomi alla prima volta in cui mi accadde quella strana cosa: avevo più o meno 4 anni e, all'asilo, c'era una suora molto antipatica... Suor Anna, se ben ricordo.
Era sempre immusonita e, quando ci portava al bagno o al refettorio, ci metteva addosso una fretta maledetta. Quel giorno mi stavo lavando le mani, lei cominciò a sbuffare e a dire di sbrigarmi; si chinò su di me e la vidi riflessa sullo specchio davanti al lavabo.
O, meglio, vidi solo la sua veste e il velo: lo specchio non rifletteva né il suo volto, né le sue mani. La vista di quel vestito “vuoto” che si muoveva da solo mi parve divertentissima e mi misi a ridere come un matto, facendola spazientire ancora di più, tanto che mi tirò via di lì bruscamente; non le dissi il perché delle mie risate.
Qualche anno dopo (andavo già alle elementari) venne a trovarci la signora Barresi, una vicina di casa: rimase con la mamma a chiacchierare nell'ingresso e, ancora una volta, vidi che lo specchio vicino all'attaccapanni rifletteva solo il suo vestito: testa, braccia e gambe erano invisibili e l'effetto mi parve altrettanto comico; per educazione, mi trattenni a stento dal ridere e non raccontai a nessuno nemmeno quella visione.
Il fatto mi capitò per la terza volta alla Prima Liceo.
Una delle compagne di classe si chiamava Isabella Danti: magrissima, sgraziata, pettinata e vestita male, era soprannominata “Isabrutta”. Non l'aiutava il fatto di essere sempre triste, taciturna e avere voti mediocri.
Eravamo a fine maggio, faceva caldo e le finestre dell'aula erano aperte: Isabella fu chiamata all'interrogazione e, mentre andava verso la cattedra, la vidi riflessa su uno dei vetri. Mi apparvero solo la sua camicetta e il nastro che le legava i capelli: la testa era invisibile.
La cosa si ripeté durante il servizio militare: il caporalmaggiore Di Sanzo, a torso nudo e con l'asciugamano sulle spalle, si radeva davanti a uno specchio crepato e mezzo opaco. Rimasi impressionato nel vedervi riflessa solo la nuvola di schiuma sul viso e l'asciugamano che sembravano fluttuare nell'aria.
Di Sanzo si voltò verso di me con aria seccata: “Che hai da guardarmi così? Non hai mai visto uno che si fa la barba?”
Il filo dei miei pensieri s'interrompe.
Poco fa sono sceso per andare al bagno e ho guardato distrattamente lo specchio: non mi sono visto.
Non mi preoccupa questa la mia “invisibilità”, ma un dettaglio non proprio insignificante.
Suor Anna morì il giorno dopo la sua “sparizione” dallo specchio, per cause che ignoro; alla signora Barresi accadde altrettanto in un incidente d'auto.
“Isabrutta” Danti si gettò da un balcone del quarto piano la sera stessa, Di Sanzo fu vittima di un incidente durante l'esercitazione del mattino seguente... Cose analoghe sono accadute ad altre e altri di cui non vedevo più l'immagine allo specchio.
Ora tocca a me.
Come faccio a dire a mia moglie e a mio figlio: “non mi vedo più allo specchio, quindi so che sto per morire”?
E come morirò?
Cosa posso fare per risparmiare loro questo dolore o alleviarlo in qualche modo?
Mi alzo dallo sgabello, accendo la luce e provo a rimettermi davanti allo specchio.
Niente di nuovo: vedo ancora e solo il pigiama, senza me dentro.
Provo a passarmi una mano sulla faccia, ma viene riflessa solo la manica vuota che si muove sopra il colletto.
Spengo di nuovo la luce, torno a sedermi, aspetto.
Ho paura.
VOTATE!!!
Edited by SirLancillotto - 14/7/2009, 12:21