Tema Libero

[Premio Papazilla Nr 1] Davanti allo specchio, Ritirato

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 15/7/2009, 07:02     +1   -1
Avatar

Noi troppo odiammo e sofferimmo: AMATE! La vita è bella e santo è l'avvenir (G.Carducci)

Group:
Moderatori
Posts:
10,219
Rating:
+28
Location:
43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

Status:


di fronte allo specchio: un viaggio attraverso i ricordi, guardandomi allo specchio vedo un viso maturo, ma mi giunge riflessa l’immagine di una foto sulla scrivania di quando ero giovinetta, allora come una moderna alice attraverso quello specchio e ricordo

Un grande palazzo con 5 scale 16 famiglie a scala, e una miriade di ragazzini che si riuniscono ai giardini pubblici, nelle ore calde dell’inverno prima dei compiti e tutto il giorno durante l’estate, quel giardino per molti è l’unica oasi di vacanza.
Le bambine, virtuose e apparentemente più calme, si appartavano sulle panchine a ricamare e a raccontarsi i primi amori che nascevano, le prime simpatie,le prime farfalle dentro lo stomaco,i rossori se lo sguardo di un bambino indugiava, mentre i maschietti, si confrontavano con interminabili partite a pallone, un pallone fatto di stracci vecchi. E si, stracci vecchi perché essendo appena usciti da una guerra, avere una palla vera era un lusso che pochi si potevano permettere.
C’èra un gruppetto di 6 bambini di circa 9 anni abitanti tutti nel palazzone, sono terribili, scalmanati nei giochi, ma simpatici, allegri, burloni.
Alcuni di loro avevano alle spalle una famiglia agiata, alcuni no e dovevano fare i, conti prima di andare a giocare, con la tessera annonaria e la fila dai fornai per prendere i generi di prima necessità, poi l’acqua alla fontanella e quindi, si potevano dedicare al gioco solo dopo aver fatto il dovere che i genitori imponevano loro.
Purtroppo la guerra aveva lasciato oltre tante macerie, anche una infinità di proietti inesplosi, che venivano raccolti dai ragazzini ignari del pericolo che correvano, in particolare quando li mettevano in un barattolo e sotto mettevano del fuoco, i proiettili fischiavano molto vicini alle loro teste, compresa quella di mio fratello che faceva parte di quella combriccola di scriteriati, correndo il pericolo di ammazzarne qualcuno, ma forse come si racconta che gli angeli custodi si prendevano cura di loro, e non successe mai niente.
Fortunatamente un giorno il papà di Carletto si trovò a passare proprio mentre consumavano questo rito li redarguì, mise al corrente gli altri genitori e questo assurdo pericoloso gioco finì, ma ne iniziò un altro anche questo pericolo e grave, raccoglievano i preservativi lasciati nei giardini a ridosso delle mura e ne facevano palloni enormi, non sapevano cosa fossero erano troppo piccoli.
Quando finiva la scuola, passare il tempo diventava un impegno pieno di allegria, e quella comitiva di amichetti, se ne inventavano di tutti i colori, dal suonare i campanelli delle villette dietro il loro palazzo, dal gettare dalla finestra di qualche amico compiacente, meglio se abitava all’ultimo piano, dei gavettoni pazzeschi, per poi nascondersi dietro le persiane e vedere “l’effetto che fa”. I giochi erano a rotazione finivano i gavettoni cominciavano quelli con la cerbottana,migliaia di cartoccetti ricavati dai quaderni dell’anno scolastico appena trascorso, facevano bella mostra di loro, attaccati alle serrande o nelle fessure delle persiane durante l’inverno si vedevano attaccati agli ombrelli delle persone che frettolosamente sotto la pioggia passavano, e sentendo il rumore spostavano l’ombrello mentre i piccoli manigoldi se la ridevano alla grande. C’erano le gare fatte con le lattine della birra riempite di cera dove venivano attaccate le foto di Bartali e di Coppi e spinte con le dita in una pista disegnata per terra con il gesso. Poco più in là le bambine giocavano a campana.
Ma i pomeriggi erano lunghi dopo il riposino pomeridiano imposto dai genitori per avere un po’ di tranquillità il giardino di popolava ancora tutti i bambini si ritrovavano a giocare a palla prigioniera, a guardie e ladri, a nascondino e poi per riposarsi un po’ la berlina. In quel gioco si manifestava veramente tutta la cattiveria che un bambino può avere, quando deve mettere alla berlina qualcuno che non è molto simpatico, alla fine il gioco finiva sempre con qualcuno che piangeva.
La combriccola non perdeva occasione di fare degli scherzi, e presero di mira un calzolaio, che con tutta la sua famiglia viveva nel negozio dove operosamente lavorava dalla mattina alla sera, e approfittando che l’estate molto spesso le famiglie scendevano a prendere un po’ di fresco ai giardini o al bar, loro andavano a mettere il gancio alla saracinesca che il povero calzolaio la mattina successiva faceva una grandissima fatica a togliere dall’interno, stessa sorte alla modista di cappelli, anche lei abitava nel negozio e fu oggetto delle loro spiacevoli attenzioni.
Era molto bello quando verso sera bambini e bambine cantando sul mare luccica facevano un grandissimo girotondo che sembrava fosse il movimento delle onde dal modo che avevano di darsi la mano e scambiando il posto.
Le possibilità di molte famiglie rasentava la povertà, i giochi erano pochi e pochi avevano la bicicletta, ma c’era un negozietto dietro l’angolo di quel palazzo che le affittava, e ognuno toccava il cielo con il dito nel momento in cui dopo aver messo insieme lira su lira le 15 che occorrevano per un quarto d’ora di affitto si scatenavano per le vie del quartiere che erano libere dalle macchine, ce n’erano pochissime, chi non poteva e ce li aveva metteva i pattini e si faceva trainare da qualche compagnetto.
Erano piccoli acrobati, sempre arrampicati sui lampioni o sugli alberi, equilibristi sulla stecconata che delimitava le aiole, corridori instancabili di gare di corsa, e malgrado fossero un po’ discoli sapevano essere infinitamente buoni con chi non aveva la fortuna di essere normodotato, c’era un bambino sordomuto, lo avevano adottato e non c’era giorno che non lo andassero a prendere per farlo giocare con loro e sapevano anche tenerlo sotto controllo affinché non gli succedesse qualcosa di sgradevole.
Il gesso che serviva per disegnare le piste a volte veniva usato per lanciare dei piccoli messaggi alla ragazzina della quale si aveva una cotta, lasciando il messaggio sul pianerottolo di dove abitava, che scatenava l’ira del portinaio oppure per canzonare qualcuno che tra di loro cadeva momentaneamente in disgrazia. E qui entravano in gioco anche le bambine che sbocciavano alle prime simpatie, chi aveva dei fratelli o delle sorelle papabili venivano chiamati in gioco per sapere cosa dicevano, se contra cambiavano o se erano interessati al altri.
Gli anni passavano, dai pantaloni corti si passava ai calzoni lunghi, l’impegno scolastico diventava più pesante e l’inverno quei giardini che di solito al caldo sole del primo pomeriggio era inondato di bambini diventò tristemente vuoto. I ragazzini si preparavano alla vita, c’era chi seguitava a studiare, chi invece lasciava per lavorare come apprendista ed imparare un mestiere, chi imparava uno strumento e s’impegnava a diventare una star della canzone, raggiungendo un sogno che altri rincorrevano, ma che per mancanza di mezzi avevano dovuto accantonare. Le ragazzine indossavano le prime calze di nailon trasparenti, le scarpe alla bebè venivano sostituite da ballerine prima e con un decolté con un piccolo tacco, le gonne erano poggiate su vaporose sottogonne, chi era stato abituato ad avere la paghetta settimanale di 100 lire, arrivavano ad averne 500, mentre altri per guadagnarsi qualcosa facevano piccoli servizi alle persone anziane del palazzo che avevano problemi a scendere le scale., non c’era lascensore
L’inverno passava ed il giardino si rianimava di quei ragazzini che erano diventati più grandi e non giocavano più chiassosamente, ma cominciavano a relazionarsi con la vita, con il futuro, raccontandosi i sogni e le aspettative.
Erano tutti cresciuti ed erano degli splendidi adolescenti che si riunivano in comitiva per andare al mare, dopo aver chiesto il permesso ai genitori, s’imbarcavano prima sul tram e poi con il treno verso la spiaggia, i panini avvolti nella carta del pane la frutta, e nella borsa un asciugamano senza firma, quello che si usava tutti i giorni, le tamburelle, ed il costune di lana che quando uscivano dall’acqua era pesante e pendeva da tutte le parti. Nel cielo volteggiavano gli aquiloni, e verso sera prima del rientro in circolo cantavano accompagnati dal chitarrista di turno le antiche canzoni.
I tempi sono cambiati, ora non scrivono più con il gesso ma ci sono i Writers che impiastrano tutti i muri con le bombolette, non c’è più il gettone per telefonare ma il cellulare, i soldi sono diventati di plastica, non si fanno più feste da ballo in casa con pasticcini e aranciata ma si va in discoteca, la prima comunione si festeggia in modo sfarzoso con pranzi quasi nuziali, prima si festeggiava in casa con cioccolato caldo biscotti wafers e i sandwich con i salumi, i fratelli più piccoli non portano più i vestiti smessi dei fratelli più grandi, i cappotti rivoltati, o le scarpe risuolate, ora tutto è firmato, dagli asciugamani da mare ai costumi, non si gioca più con le tamburelle, ora ci sono le moto d’acqua i surf ma molti di questi bambini moderni al contrario di quelli dell’altro millennio che mettevano in moto l’ironia, la voglia di giocare e la fantasia, hanno perso una grande cosa; non lo sanno fare impegnati davanti ad una consolle di giochi elettronici e difficilmente riescono a gioire delle piccole cose e dei traguardi che li dovrebbero portare alla età matura, con consapevole maturità.




VOTATE!!!
image





Edited by SirLancillotto - 16/7/2009, 09:53
 
Top
0 replies since 15/7/2009, 07:02   291 views
  Share