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RACCONTO FUORI CONCORSO: l =39º40' N L=19º45'E, di Gabriel

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VERDAD
view post Posted on 21/7/2009, 01:34     +1   -1




l =39º40' N
L=19º45'E
Mancavano una ventina di miglia per raggiungere Corfù,
il mare era grosso e le onde entravano da poppa con violenza,eravamo stati sorpresi dalla entrata del Meltemi o Etesian,il vento del N che viene dai Balcani,la Maria Dominga barca di dodici metri in acciaio,entrava con la proa tra un cavo d'onda e l'altro mantenendo la rotta e la stabilità,con la vela maggiore ridotta di due mani di terzaroli e il Genova che sembrava un fazzoletto .Philip teneva il timone a barra con sicurezza,come se fossero un corpo unico,io ero seduto nel pozzetto e guadavo le vele e la velocità che non fosse troppa,la notte era stata lunga e difficile,
ma l'alba sembrava non voler spuntare mai,mentre stavamo sulla cersta dell'onda guardando a stribordo vidi una piccola luce che scomparve quasi subito,per riapparire quando l'onda ti riportava su un'alta volta,il vento balcanico fischiava e bisognava gridare anche per parlarsi a un paio di metri,L'HAI VISTA chiesi a Phil,mi fece cenno con il capo,
si trovava ad un paio di miglia a sud west,manovrammo di 45º a stribordo
cercando di avvicinarci,mentre il cielo aveva cominciato a tingersi di arancione scuro l'operazione durò una trentina di minuti,e ormai cominciavano a deliniarsi la sagoma di un piccolo Katamarano di una 30ina di piedi=nove metri,era alla capa*piccola ancora galleggiante che frena notevolmente l'imbarcazione.
Le vele ben raccolte ma non sembrava dare nessun segno di vita.
Gridai con il megafono:C'È QUALCUNO A BORDOOOO???
Ma la risposta erano le urla del vento che sembrava amainare leggermente,cosi con molta attenzione abarloammo il Katamarano
per babordo,e cercando di non cadere all'acqua passai sul Dhaneb,questo era il nome del Katamarano,che portava il nome della stella più brillante dela costellazione del Cigno.La porta che da proa dava al saloncino,non era chiusa a chiave e la aprii,c'era un disordine incredibile,sul tavolo tra barattoli di latte condensato e pacchi di biscotti secchi ormai umidi e molli,si trovaa una radio che era stata smontata,forse per farla funzionare di nuovo,coperte e stracci,scarpe e pantaloni abbandonati sul pavimento in un caos irreale.Cercavo qualche segnale per capire chi fosse quello sconosciuto,un diario di bordo,qualche foto tra le carte nautiche che sorprendentemente erano quelle di una traversata Atlantica,vidi carte dei Caraibi e delle Azzorre e poi di Gibilterra,erano aperte e bagante anch'esse come quasi tutto quello che toccavi,prima di scendere feci segno a Phil che era vuoto almeno sopra,e che sarei sceso sottocoperta. Cominciai a scendere sigillosamente la scaletta,nel corridoio del pattino di stribordo si trovava una cuccetta a proa un picclo bagnetto al centro e a poppa un'altra cuccetta dove trovai tra un casino di cose cadute o rovesciate dal rollio e dalle onde,un video registratore e delle foto,
una signora di una quarantina di anni con capelli castani e il viso dolce,poi due foto con due bambini con le lentigini e con faccia da birbanti,forse di sette e dieci anni,capelli neri e un sorriso furbo.
Dopo avere ispezzionato anche l'altro pattino,ritornai in coperta,e ripassai sulla Maria Dominga,il Meltemi era notevolmente calato,e il mare non era più completamente bianco ma cominciava a tranquillizzarsi un po'.
Decidemmo di portare la imbarcazione dello sconosciuto marinaio a Corfù.
Una legge di mare dice che se trovi una barca abbandonata diventa tua
Phil chiamò la capitaneria di porto per avvisarle dell'accaduto,
quando entrammo in porto mentre ci avvicinavamo con le due imbarcazioni al molo, dal Katamarao vidi Polizia e Ambulanza,in più c'erano altre persone e sicuramente dei giornalisti.Erano le sette e trenta minuti qundo passai le cime al marnaio a terra, e finalmente eravamo fermi e in terra,per tutta la durata del viaggio pensai cosa poteva essere sucesso,
la barca funzionava perfettamente e anche il cady o gommone era saldamente amarrato in poppa.
Dove era finito il proprietario?
Sicuramente in mare,ma come e perchè visto che a parte il disosrdine
non vi erno segni di nessun tipo di violenza e sembrava che fosse un navigatore solitario e senza dubbio esperto visto le carte che segnavano la sua rotta.
La polizia Greca diede un nome allo sconusciuto e sfortunato marinaio,
il video regisratore e le cassette trovate a bordo dissero che si trattava di un medico nort americano,Samuel Castillo era un omone di un metro e novanta di pelle olivastra capelli brizzolati e occhi neri,di origini sud americane, era nato a Nueva Orlean,per trasfeisi a Miami dove conobbe Patricia Carlson di origini norvegesi,e nata a Miami.
Patricia era professoressa di piano,e insegnava al conservatorio.
Si conobbero in una esposizione di pittura,lentamente ma inesorabilmente i volti di queste persone sino a poco tempo prima a me sconosciute,cominciarono a prendere un nome.
E le immagini raccontate da Samuel nel suo peregrinare dalla florida sino alla Grecia davano idea di quel drammatico ritrovamento.
Dopo quasi trenta anni di vita con Patricia Carlson,e due figli che avevano ormai passato la ventina e cominciavano a fare la loro vita,la loro copia era diventata una stanca abitudine,e la sua unica vera passione per il mare,che lei non condivideva,lo portava a stare ogni volta più solo,ed amare quella solitudine che veniva condivisa con la natura a volte violenta e a volte dolce,amava sentire il vento sul viso e navigare solo o a vlte in compagnia di deflini che lo accmpagnavano per un pezzo sulla sua rotta.
Anche il rapporto con i figli si era deformato per la magia della differenza di età e pensiero non condivisa,portandoli su strade diametralmente opposte.Preparò la sua partenza con molta attenzione e immagazinò provviste per molto tempo,pensava a uno dei suoi sogni ricorrenti,vedere ill mediterraneo e sopratutto Corfù,dove era nata sua nonna da parte materna.Amava il sirtaky e la rezzina,l'uso e le case bianche degli isolani,
conosceva i film di Melina Mercuri e di Teodorakis.Tra le Bermudas e le Azzorre si prese una castagna violenta con mare forza otto e onde da far paura,ma lui rideva e sembrava sfidare la morte,la radio si ruppe e non riuscì mai a ripararla,con se aveva anche una buona scorta di alcol che era diventato il suo fedele compagno da anni,da quando con Patricia non sentiva più nemmeno quello stimolo sessuale che lo aveva stregato,
da quando si accorsero che erano diventai due sconosciuti che convivevano sotto lo stesso tetto.Vennero poi le due setimane di incredibile calma, dove il Dhaneb si muoveva lentisimamente,ma lui se ne fregava non aveva fretta,mangiava poco e beveva tanto,imprecava e bestemmiava contro la vita.
Passò davanti alle azzorre ma se ne fregò anche di quelle,era ormai entrato in uno stato depressivo,anche dovuta alla mancanza di una corretta alimentazionecosa incredibile per un dietologo.
Parlava della Grecia e del mare Egeo,ma più il tempo passavae più i suoi raconti si facevano confusi,poi quelle foto che vidi nella sua cuccetta,quelle dei suoi piccoli e di quella che una volta fù il suo amore,
nel video le aveva in mano e pingeva gridando frasi sconnesse,
entrò dallo stretto di Gibraltar passando dall'atlantico al Mediterraneo,quel mare che tanto sognava,anche le registrazioni diventavano più occasionali e la sua disperazione era ormai diventata paranoia,una volta raggiunte le coodinate di Corfù in un giorno di mare calmo e di caldo sole proprio come spiegò nel suo ultimo drammatico video messaggio,si mise alla cappa,e cominciò a nuotare.
Gabriel.
Ps: Non so se sono rimasto in tema
ma questo è il mio racconto .
Chiaramente ispirato dalla storia di un navigatore solitario che partecipò a una delle prime regate attorno al globo,e conclusasi in modo drammatico,
lo lessi una trentina di anni fa, e non so perchè ma ho cominciato a scrivere una storia che poi ha preso un risvolto simile a quello di quel disgraziato pilota di aerei che si era ormai imbarcato in una storia più grande di lui,
se qualcuno di voi ha letto il libro,mi farebbe un piacere a ricordarmene
il titolo e l'autore.
Non merita nessun voto visto che non è farina del mio sacco,ma la dedico ad Alessandra che amava il mare e anche le barche a vela,come le dedicai una foto che mi costò quasi l'osso del collo,dove scrissi sulla nostra barca di dodici metri che era di un amico capitano di aviazione e di mare,con cui facevamo regate, a caratteri cubitali :
FORZA ALESSANDRA.
Qualcuno di voi la ricorda?
 
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SirLancillotto
view post Posted on 21/7/2009, 06:24     +1   -1




Ehm... Gabriel, questo non era un tema, era una discussione sul significato del tema!!!!
Quindi sei sicuramente fuori tema! :tl_denti1:

La foto sinceramente non me la ricordo.
 
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VERDAD
view post Posted on 21/7/2009, 11:02     +1   -1




Scrivere mi piace e mi costa poco impegno.
 
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2 replies since 21/7/2009, 01:34   166 views
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