Ma a quale coerenza dovrebbe essere vincolata un'istituzione con queste caratteristiche?
Dal discorso tenuto da Pio XI il 18 settembre 1938, rivolgendosi agli iscritti della Federazione francese dei sindacati cristiani:
“...se c’è un regime totalitario – totalitario di fatto e di diritto – è il regime della Chiesa, perché l’uomo appartiene totalmente alla Chiesa, deve appartenerle, dato che l’uomo è creatura del buon Dio, egli è il prezzo della redenzione divina, è il servitore di Dio, destinato a vivere quaggiù, e con Dio in cielo. E il rappresentante delle idee, dei pensieri e dei diritti di Dio non è che la Chiesa. Allora la Chiesa ha veramente il diritto e il dovere di reclamare la totalità del suo potere sugli individui: ogni uomo, tutto intero, appartiene alla Chiesa, perché tutto intero appartiene a Dio”(Così riportato in Ernesto Rossi, Il 'Sillabo' e dopo, Roma, 1964, pp. 87-88 e in Domenico Settembrini, La Chiesa nella politica italiana (1944-1963), Milano, 1977, p. 112.
Un'istuzione che, esattamente come Stalin, pensa che la storia vada sempre letta con una lente deformante ideologica.
Walter Brandmüller, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche ha infatti espresso questo principio (sufficiente a togliere ogni credibilità storica ad ogni ricostruzione storica benedetta dalla gerarchia):
“Un Concilio non può contraddire i suoi antecedenti, ma solo integrare, precisare, proseguire”.(
www.ildialogo.org/concilio/nelegginegiudizi06122005.htm)
Un'istituzione che del bispensiero orwelliano si è sempre dichiarata paladina:
“Tu intendi forse che la Chiesa cattolica ha bisogno di due pesi e due misure. Perché dove è lei stessa a governare, essa vuole limitare i diritti degli altri credenti, mentre dove costituisce una minoranza di cittadini, reclama gli stessi diritti degli altri. A ciò si deve rispondere: in effetti si devono applicare due pesi e due misure, uno per la verità, l’altro per l’errore”(Affermazione del card. Ottaviani, noto anche come ammiratore del regime franchista, riportata da E. W. BÖCHENFÖRDE, Cristianesimo, libertà, democrazia, Morcelliana, 2007 Brescia, pag. 42.)
Un'affermazione capace di far inorridire lo stesso BÖCHENFÖRDE, il più citato giurista, di parte cattolica, da parte di Benedetto XVI:
“Ma che cosa significa che la verità ha diritto? Dal punto di vista terreno, solo questo: hanno diritto coloro che sono in possesso della verità, o che si credono in possesso della verità, e l’istanza che decide sulla verità. La verità, infatti, nell’ambito del mondo terreno non esiste in astratto, come essenzialità a sé, ma esiste solo sotto forma di una convinzione di verità da parte di uomini concreti. “La verità ha diritto” vuol dire dunque, in concreto e rispetto all’ordine della convivenza umana: solo la Chiesa, in quanto istanza che decide concretamente sulla verità, e coloro che le appartengono, hanno diritto. Ma questa non è una teoria del diritto, bensì una teoria del potere, ed essa dal punto di vista sociale è fondamentalmente ingestibile”(E. W. BÖCHENFÖRDE, Cristianesimo, libertà, democrazia, Morcelliana, 2007 Brescia, pag. 44.)
Edited by pirrone - 29/11/2010, 13:20