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| Sarebbe sciocco pensare che solo il ciclismo sia "malato" di doping e che i "trucchi" per migliorare le prestazioni fisiche siano una trovata moderna. Mia figlia ha praticato per anni il karate e anche in quello sport, puramente dilettantistico e non remunerato, i suoi istruttori hanno segnalato casi sospetti e commercio di sostanze dubbie... figuriamoci, allora, negli sports sponsorizzati e pagati! Basti pensare alle terribili denunce fatte da ex-calciatori di Serie A (come Sogliano), sui pesanti ricatti con cui alcune squadre costringevano i giocatori a doparsi in condizioni igieniche tremende. E ai sospetti altrettanto pesanti sulle gravissime malattie e le morti precoci di alcuni di loro.
Il ciclismo, comunque, è uno degli sports più colpiti da questa piaga e un sintomo preoccupante, secondo me, è la brevità delle carriere degli atleti più famosi. Ai tempi non dico di Coppi, ma di Gimondi e Merckx duravano anche per 8 o 10 anni rimanendo sempre ad alto livello; dopandosi, non dico di no. A partire dagli anni '80 si sono visti "campioni" che si esauriscono in non più di 5, se non li scoprono prima. Lance Armstrong è l'eccezione che conferma la regola, anzi la aggrava visto che era stato osannato come un eroe per essere sopravvissuto a un cancro. Insomma, pare si sia perso il senso della misura: basta vincere e lasciare una traccia, non importa nemmeno il lasciarci le penne come Florence Griffith...
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