Sono tanti i ricordi legati ai rifugi e tutti belli, anche quando bisognava dormire per terra. Sì, è capitato anche quello: in quell'epoca quasi preistorica non c'erano rifugi dotati di telefono, quindi si andava alla ventura. Se arrivavi tardi, quando già il rifugio era al completo non c'era altra soluzione, o dormivi sul pavimento o su una delle panche. Oppure tornavi indietro, cosa che, comunque, non avrebbe fatto nessuno. Di solito però in quei casi il gestore riusciva a darti almeno una coperta nella quale avvoltolarsi. Ricordo, ad esempio, il Rifugio Prudenzini (Adamello), uno dei primi frequentati: eravamo io e un mio amico e collega, Alfredo. Partiti da Milano al Sabato pomeriggio (si lavorava fino all'una e mezza) con la mia Lambretta un po' sfiatata, era logico che arrivassimo col buio a Valsaviore, poi c'era ancora da camminare per un bel po'. Quindi, nessuna meraviglia che arrivassimo al rifugio quando i posti erano già tutti occupati: io ho dormito sotto a un tavolo, con la testa sullo zaino. Ma cosa importa, a vent'anni queste cose non ti impressionano proprio, e il giorno dopo, freschi come rose, ci sciroppiamo più di un migliaio di metri di dislivello per andare sull'Adamello. Poi la discesa e, sempre con la Lambretta, ritorno a Milano i serata. Ma avevamo vent'anni! Anzi, mi ricordo adesso una cosa divertente (divertente per noi, non credo che lo sia stata per tutti). Nella salita all'Adamello c'era insieme a noi un gruppo, non saprei se di seminaristi o di preti, comunque erano dei religiosi. La discesa dall'Adamello avviene attraverso il “Pian di Neve”, un lungo piano inclinato che sfocia in un pianoro. Contrariamente alle più elementari norme di prudenza noi, io e Alfredo abbiamo piazzato il sedere sulla neve e siamo scesi con il sistema che chiamavamo “culovia”. I seminaristi (o i preti) invece scesero con il sistema più giusto, cioè la “raspa”. Quindi tenevano la picozza con il puntale che raspava sulla neve e con quello frenavano scendendo in piedi. Il problema era che usavano picozze con un manico di circa 150 centimetri, in legno vecchio e quindi poco resistente. Alla prima frenata il manico si è spezzato ed era “divertente” per noi vedere la disperazione di quel poveretto che si lamentava a gran voce (però senza imprecare: era sempre un religioso!) dicendo che la picozza l'aveva avuta in prestito da un suo parente, che era un cimelio di non so più che cosa eccetera. Non è stata l'unica volta che abbiamo dormito per terra, un paio di volte ci è successo di dormire in fienili, dove tra l'altro si dorme benissimo. Ma questa è un'altra storia.
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