Tema Libero

[Premio Papazilla Nr 2] Viaggio nel passato

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Team Tema Libero
view post Posted on 24/9/2009, 06:30     +1   -1




Viaggio nel passato



"Mi ero svegliato con una certa ansia e insicurezza. Facevo bene a tornare in quei posti? La decisione era presa da tempo, dovevo andare.
La sera precedente aveva piovuto e ciò aveva reso l’aria pulita, trasparente e fresca, tanto che non sembrava certo una giornata d’agosto. Avevo già preparato il mio zaino, la tenuta da trekking era a posto, dovevo solo armarmi di coraggio e partire, volevo stare da solo con i miei pensieri e affrontare una volta per tutte, l’avvenimento tragico che aveva cambiato per sempre la mia vita.
Partii verso le dieci. Lasciai la macchina vicino al vecchio rifugio ormai chiuso da tempo e iniziai il mio tragitto che ben conoscevo, verso il passato. Nel bosco la terra era ancora umida, le felci erano lucide e turgide, le rocce sembravano fossero state pulite da una massaia attenta e scrupolosa, le fronde degli alberi ondeggiavano spinte da un venticello ristoratore. Mi arrampicai su per la scarpata alla ricerca del sentiero che in gran parte era stato cancellato dalla natura rigogliosa; i rovi chiudevano il passaggio e dovevo tagliare con una roncola i rami più grossi per creare un varco che mi permettesse di andare avanti; le more erano già mature e grosse come ciliegie, in altri tempi mi sarei fermato a coglierle e assaporarle, ma non oggi. Ormai da tempo gli escursionisti non passavano più in quel luogo, tutti preferivano la strada asfaltata che conduceva direttamente al paese, da lì poi, si diramavano diversi sentieri più o meno difficili con le indicazioni dei percorsi e il grado di difficoltà; essi portavano per vie diverse alla cima della montagna.
Dopo quasi tre ore arrivai alla piccola radura dove di solito ci fermavamo per riposare e per bere nella “fonte dell’acqua dolce”. Non era proprio una fontana ma una conca, creata dagli antichi con delle pietre di granito che erano diventate lucide e lisce grazie allo scorrere dell’acqua, e da lì, il piccolo ruscello continuava poi il suo percorso per alimentare altre fontane più in basso . Mi inginocchiai, volevo bere come facevo da bambino, passai la mano nella superficie dell’acqua per allontanare i moscerini, avvicinai le labbra e bevetti a lunghi sorsi. Sentivo l’acqua fresca che mi rigenerava e mi dava forza.
Ripresi la salita, si sentivano solo i richiami dei merli e degli altri uccelli che popolavano indisturbati quel territorio, stavo attento a scansare le grosse buche scavate dai cinghiali che scendevano all’imbrunire per cibarsi di radici e tuberi. Man mano che mi avvicinavo alla meta sentivo che le gambe diventavano più dure, sembrava che i muscoli non volessero collaborare e combattessero una battaglia solitaria con il cervello, che invece dava l’ordine di continuare il cammino. La natura era vitale, rigogliosa e di una bellezza sconvolgente, sembrava farsi beffa della mia battaglia personale: l’edera si era impossessata dei vecchi tronchi abbattuti dal tempo e creava dei merletti deliziosi da vedersi, il muschio ricopriva le rocce esposte a nord con una coltre spessa e morbida; ne staccai un pezzo e l’odorai, mi tornarono in mente i presepi e il profumo del pochi Natali felici di una volta. Buttai innervosito quel pezzo di ricordo e proseguii.
Iniziavo a intravvedere il comignolo e il tetto della casa, continuai quasi di corsa, nonostante l’affanno e il cuore che pompava il sangue con tanta forza che sembrava dovesse scoppiarmi in petto da un momento all’altro.
Ero arrivato. Salii i pochi gradini che conducevano all’ampia veranda coperta. C’erano mucchi enormi di foglie, rametti secchi, aghi di pino che il vento aveva portato creando mulinelli e formando delle cataste quasi ordinate di residui di bosco. Cercai nello zaino la chiave e con una certa difficoltà, riuscii ad aprire la porta, l’ odore penetrante di stantio mi feri le narici. Aprii le finestre, la casa era ormai vuota da vent’anni, i miei l’avevano lasciata lì come un guscio vuoto e non avevano più voluto andarci. Mia madre mandava del denaro a una donna di fiducia che ogni tanto andava a dare una pulita; le aveva regalato i mobili che l’arredavano, non voleva più nulla di quel posto. Ora erano anni che era abbandonata a se stessa, avrebbe avuto bisogno di un restauro ma non volevo occuparmene, anch’io ’avevo cercato di dimenticarla.
Girai per quelle stanze polverose alla ricerca di un po’ di vita dimenticata, ma non mi venne in mente nulla fino a che non entrai nella nostra stanza. Nella parete era rimasta l’ombra delle testiere dei due letti, dell’armadio e l’unica cosa che parlava di una vita che non c’era più, era una foto appesa dove noi due, sopra una roccia, abbronzati e presi per mano sorridevamo felici. All’epoca avevo otto anni e Flavio cinque. Ci somigliavamo, avevamo i capelli mossi e scuri, gli occhi verdi come quelli del babbo e la bocca carnosa e gli zigomi pronunciati come quelli della mamma.
Guardai fuori dalla finestra, e un brivido freddo mi attraversò la schiena. L’indomani sarei andato in quel luogo che vedevo spesso nei miei incubi notturni, ora non ero ancora pronto, non volevo che il buio mi cogliesse laggiù.
Presi a pulire con una vecchia scopa di saggina la terrazza, e cercai di scacciare nell’angolo più riposto del mio essere i miei pensieri angosciosi; decisi che avrei passato la notte lì, nel mio sacco a pelo, non volevo stare dentro la casa. Mangiai contro voglia metà panino e sentii improvvisamente una stanchezza infinita, non era ancora buio, ma quella giornata così stressante, mi aveva fatto venire una sonnolenza e un torpore incredibile. La luna illuminava il paesaggio circostante, la montagna sembrava una mamma pacata e sorniona che dominava sulla natura circostante e tutto controllava. Chiusi gli occhi e mi addormentai di botto, mi svegliai alle prime luci dell’alba. Mi sentivo tutto indolenzito, ma non era dalla lunga camminata, ero abituato a percorsi molto più impegnativi, ero rigido dalla tensione accumulata. Feci colazione con della frutta e il caffè che avevo nel termos.

La giornata era luminosa e limpida, ripresi il mio zaino, girai attorno alla casa e mi avviai verso quel viottolo, come se fosse la prima volta.
Man mano che avanzavo mi tornava tutto chiaro alla mente: quell’estate avevamo nove e sei anni e già dal giorno prima Flavio mi aveva convinto ad andare nel posto vietato. Iniziammo a correre per non farci vedere dai nostri genitori, l’avventura stava iniziando; eravamo su di giri e quel gusto di proibito rendeva il nostro segreto più bello e avvincente. Eravamo arrivati alla voragine, Flavio prese diverse pietre e inizio a lanciarle nel vuoto, e contava a voce alta i secondi che impiegavano per toccare il fondo, arrivò a trenta! Poi successe tutto in pochi interminabili secondi, si avvicinò di più all’inghiottitoio, si chinò per prendere un’altra pietra, poggiò il piede sulle foglie umide, perse l’equilibrio, scivolò nel pendio e precipitò con un urlo lacerante in quell’orrido buco nero. Rimasi prima fermo e inebetito dal terrore, poi come una molla impazzita corsi verso casa, tappandomi le orecchie per non sentire più quelle grida che erano solo nel mio cervello.
Da quel momento fini la mia vita da bambino. Mia madre non mi perdonò mai, mio padre, morì d’improvviso poco tempo dopo di crepacuore. Lei continuò a vivere ma era morta dentro. Vivevamo insieme, ma eravamo soli, lei con il suo dolore, io con il rimorso che mi avrebbe accompagnato per sempre. Quello che più l’addolorava era il fatto di non avere una tomba su cui piangere, forse se si fosse potuto recuperare il corpo di mio fratello, il dolore sarebbe stato meno forte. Morì per la seconda volta, quando avevo vent’anni, di cancro allo stomaco. Non riuscii a piangere.

Arrivai vicino alla voragine, ora era tutta recintata, c’erano tanti cartelli che avvertivano del pericolo. Sotto un enorme quercia mia madre aveva fatto sistemare una piccola lapide con il nome del mio fratellino e la stessa foto che c’era appesa nella nostra camera , nessuno gli prendeva più la mano, era solo, anzi no, una parte di me era volata giù con lui e gli stringeva la mano per sempre.
Ero senza fiato e all’improvviso lanciai un lungo urlo con tutto il fiato che avevo in gola, caddi in ginocchio e continuai a urlare, a chiamarlo per nome e a piangere, finalmente a piangere, per liberarmi di quel dolore che avevo chiuso in me da troppi anni e che mi impediva di vivere, di amare. Mi sdraiai sull’erba, gli occhi mi bruciavano, le tempie martellavano, ero sudato e avevo la gola arsa.
Non so quanto tempo passò, ero inebetito, poi mi alzai e imposi a me stesso di compiere il rito che nella mia mente avevo preparato così bene. Aprii lo zaino e tirai fuori una rosa bianca che avevo avvolto con del cotone bagnato per tenerla viva, l’avvicinai alle labbra, la baciai e la lanciai dentro quell’orrido buco nero dove riposava l’altra metà di me.

Adesso ricordavo non solo quel triste giorno, ma tanti momenti belli e felici trascorsi insieme, le scorribande fatte lì intorno a giocare agli indiani, un vecchio plaid con il quale coprivamo rami secchi che sistemavamo a forma di cono per creare la nostra capanna; con i gessetti ci coloravamo il viso con i colori della guerra e iniziavamo la battaglia contro tanti tronchi-uomini bianchi. Vincevamo sempre noi e firmavamo su qualche pietra il trattato di pace. Flavio era dotato, nonostante fosse più piccolo di me, di una fantasia incredibile, era lui a condurre il gioco e io lo seguivo in tutto e per tutto e mi divertivo come un matto.

Ritrovai un po’ più lontano il grande pino e sorrisi nel rivedere quelle due manine asimmetriche protese verso l’alto. Mi era sempre piaciuto intagliare il legno, mi riusciva abbastanza bene e quel giorno feci appoggiare la mano destra di Flavio sul tronco e con un punteruolo ne disegnai il contorno, lo stesso feci con la mia mano sinistra; con pazienza e attenzione tolsi la corteccia, poi con il taglierino e lo scalpello rifinii la mia scultura, creai le nocche delle dita, le unghie e i tendini delle due mani, i miei erano più evidenti, lui aveva una manina più paffuta rispetto alla mia. Flavio disegnò sopra le nostre mani un grande sole con i raggi, gli occhi e la bocca, come quelli che si vedono sui fumetti. Lo colorò di giallo con il pennarello. Il colore era sparito, rimaneva solo l’ombra di un occhio e parte della bocca. Posai la mia mano di adulto su quella sua, così piccola e provai un senso di tenerezza infinita.

Mi sedetti sotto quell’albero maestoso e sentii in me una pace e una calma assoluta. Ero riuscito ad uscire da quell’abisso che quel giorno lontano aveva portato via mio fratello e aveva cambiato per sempre la mia esistenza.
In quel momento presi la mia decisione, avrei donato quella casa di montagna a qualche associazione di volontariato che si occupava di bambini disadattati, quei luoghi dovevano ridare la gioia di vivere e riempirsi di voci allegre, desideravo fortemente che nuova linfa desse vita a quel paradiso.

Tornai verso casa e vicino alla veranda notai un gattino bianco che rovistava tra la carta e mangiava il resto del mio panino della sera precedente, aveva degli occhi verdi grandi e profondi, lo carezzai e iniziò a fare le fusa. L’avrei portato con me, avremmo unito le nostre solitudini e sarebbe stato il ricordo vivente del giorno della mia rinascita."





VOTATE!!!
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_basura_
view post Posted on 24/9/2009, 12:20     +1   -1




Non vedo l'ora di fare i complimenti all'autore..
 
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view post Posted on 24/9/2009, 17:23     +1   -1

viaggiare o stare fermi è solo un'intenzione

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una ridente località nella brughiera lombarda

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che brividi! un applauso a chi ha scritto quest'opera!
 
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_basura_
view post Posted on 27/9/2009, 08:41     +1   -1




Ma quel gatto? Perchè? E poi perchè tanti lo detestano??
 
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view post Posted on 27/9/2009, 11:08     +1   -1
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CITAZIONE (_basura_ @ 27/9/2009, 09:41)
Ma quel gatto? Perchè? E poi perchè tanti lo detestano??

No, per carità non lo detesto è che sono convinta che era un qualcosa in più e che ha ragione Libre la storia poteva finire prima!
 
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Rei Asaka
view post Posted on 3/10/2009, 10:27     +1   -1




Non ho potuto votare e leggere i vostri racconti in quanto sono stata senza internet per un bel po' e ho avuto molto da fare per via del mio trasferimento ma devo dire che questo è davvero un racconto bellissimo!
 
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view post Posted on 3/10/2009, 10:30     +1   -1
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Noi troppo odiammo e sofferimmo: AMATE! La vita è bella e santo è l'avvenir (G.Carducci)

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43 54 26,81N 7 56 25,35E Altitudine 184 m.

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FUORI L'AUTORE!!!



:tl_applauso: :tl_applauso: :tl_notworthy: :tl_applauso: :tl_applauso:
 
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Pinetree
icon6  view post Posted on 3/10/2009, 12:20     +1   -1




Eccomi!!!!




Anche se forse lungo una sola frase, non riuscirei a convincere nessuno..
:tl_roflt1:

Comunque mi è piacuto.
 
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marrana
view post Posted on 3/10/2009, 14:29     +1   -1




CITAZIONE (danielegr @ 3/10/2009, 11:30)

FUORI L'AUTORE!!!



:tl_applauso: :tl_applauso: :tl_notworthy: :tl_applauso: :tl_applauso:

complimenti! :tl_applauso: :tl_applauso: :tl_applauso: :tl_fiori:
 
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SirLancillotto
view post Posted on 3/10/2009, 14:51     +1   -1




Il nome dell'autore è...


...in Home Page!!!!
 
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view post Posted on 3/10/2009, 15:41     +1   -1
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Che vi devo dire ragazzi! Sono emozionata, soprattutto per aver vinto un concorso dedicato ad Alessandra.

Non pensavo assolutamente di vincere!

Nello scrivere ho sofferto, non è una storia vera, ma senza accorgermene e senza volerlo, ho riportato le sensazioni e il dolore che ho provato quando mi sono fermata nel luogo dove è morto d'incidente mio fratello diversi anni fa. Non ho gridato come ha fatto il protagonista della mia storia, ma forse avrei dovuto per estirpare quel dolore che è ancora in me.

Daniele hai detto una cosa giustissima! Non era assolutamente alta montagna. I paesaggi che ho descritto sono quelli del "mio monte" che è alto sui 1000 metri.

Per quanto riguarda l'osservazione di Libre e Lattedicocco sul finale del racconto, ho dato loro ragione perchè ero combattuta fino alla fine se togliere o meno quella parte. Convengo con loro che era un qualcosa in più. Mi ha tradita il fatto che mi piace l' happhy end.

Un'altra precisazione, ero indecisa se votare o meno, poi ho pensato che se non avessi espresso un giudizio sarebbe stato evidente, dato che avevo votato per tutti gli altri, che l'autrice fossi io. Non sono neanche megalomane (mi sono data un 9), l'ho fatto solo perchè se avessi dato un voto più basso, con le regole del concorso sarebbe stato eliminato il voto più basso, cioè il mio, e la percentuale sarebbe risultata più alta.

Poi vi invito tutti a bevere qualcosa :tl_roflt:

Grazie ancora :tl_kiss:


Dedico questa mia vittoria alla mia conterranea Alessandra.




Ale ti voglio bene!


Sono ben accette critiche e osservazioni!
 
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chiaramommo
view post Posted on 3/10/2009, 15:54     +1   -1




brava, Giuli!!!!!!!!!! é bellissimo... :tl_kiss: :tl_kiss:
 
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Libre
view post Posted on 3/10/2009, 15:56     +1   -1




Giulia!!! Complimentissimi!!! in effetti la mia critica è dovuto a questa nostra piccola discordia sulla questione dei lieto fine (è un mio personalissimo e discutibilissimo gusto), ma è irrisoria visto che tutto il resto è squisito!!
 
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view post Posted on 3/10/2009, 16:00     +1   -1
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Grazie Chiara e Libre, troppo buoni :tl_blush:

 
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Pinetree
view post Posted on 3/10/2009, 17:03     +1   -1




CITAZIONE (16giulia @ 3/10/2009, 16:41)
.....
Un'altra precisazione, ero indecisa se votare o meno, poi ho pensato che se non avessi espresso un giudizio sarebbe stato evidente, dato che avevo votato per tutti gli altri, che l'autrice fossi io. Non sono neanche megalomane (mi sono data un 9), l'ho fatto solo perchè se avessi dato un voto più basso, con le regole del concorso sarebbe stato eliminato il voto più basso, cioè il mio, e la percentuale sarebbe risultata più alta.
.....

Alla fine sei stato modesto, ti sei dato il punteggio più basso 9!!!

mi sono emozionato anchio, è lo dice uno che non è un grande lettori di libri, la lettura più importante che ho fatto nell'ultimo mese è che mi ha tenuto sveglio fino alle cinque di mattina è stato l'istruzioni d'uso dell'insetticida per tentare di fare fuori la bestia di zanzare ropiscatole che non mi faceva dormire. :tl_closedeyes:

 
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31 replies since 24/9/2009, 06:30   919 views
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