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RACCONTO: Io ricordo, Codice: rem***

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Team Tema Libero
view post Posted on 1/10/2010, 10:20     +1   -1




Io ricordo




Tutti i giorni ci passavo davanti, con la mia Vespa per andare al lavoro. Il corso Sempione, a Milano, è un vialone molto trafficato, però sufficientemente largo, quindi era possibile ogni tanto riuscire a dare un'occhiata intorno. Poi è pieno di semafori e trovarli tutti verdi è più difficile che centrare un sei al Superenalotto. Infatti anche questo è rosso: un'occasione per dare un'occhiata in giro.
Impossibile non vedere, sulla destra, il palazzo della RAI con la sua enorme antenna per l'irradiazione dei programmi radio e televisivi. Ma a sinistra c'è qualcosa che risveglia i miei ricordi: un palazzetto basso e un po' malandato, di colore arancione sporco. E' ancora visibile la scritta Tranvie Milano-Gallarate. Naturalmente la tranvia non c'è più, è stata da tempo sostituita da una linea di autobus, probabilmente a sua volta sostituita da qualche altra cosa, ma il palazzetto resiste ancora.

Una delle poche cose belle di Milano sono gli alberi che fiancheggiano il Corso Sempione, mi pare che siano platani ma non ne sono certo. Non erano certamente così belli nel 1943, quando le Tranvie Milano Gallarate erano una meta quasi quotidiana. La guerra aveva influito pesantemente anche su quei poveri platani (oppure erano ippocastani?), qualcuno era stato colpito dagli spezzoni incendiari, e di loro rimaneva un pezzo di tronco semi-carbonizzato. Anche gli altri alberi però non erano in condizioni molto migliori: su di loro avevano infierito di notte i milanesi per procurarsi la legna per il riscaldamento.
In quel periodo scarseggiava tutto, soprattutto i soldi, quindi riuscire a trovare qualcosa da bruciare nella stufa al posto del costosissimo e introvabile carbone era una fortuna. Alla sera era ancora un albero, al mattino successivo rimaneva solo un tronco spoglio e anche parecchio danneggiato.
Oggi, dopo oltre mezzo secolo, quegli alberi sono un piacere per gli occhi, la natura è stata più forte dei danneggiamenti prodotti dagli uomini.
I bombardamenti avevano colpito duro: quasi ogni notte bisognava scendere al “Rifugio antiaereo”. Era solamente una cantina, con qualche palo che faceva da trave di rinforzo, niente di più; infatti una notte, probabilmente per lo spostamento d'aria provocato dall'esplosione di una bomba, l'uscita dal rifugio risultò bloccata. C'era però un'altra uscita in un muro semi-diroccato e da lì si poteva passare nelle cantine della “casa” confinante, che non era propriamente una “casa”, ma un convento di suore.
Anche il nostro appartamento aveva subito dei danni, a causa di una parete pericolante. Bisognava sfollare: i miei trovarono una villetta a Barbaiana, frazione del comune di Lainate. A quel tempo facevo la seconda elementare: l'avevo iniziata a Milano (ricordo il nome della maestra: Confalonieri: se fosse ancora viva dovrebbe avere intorno ai cento anni). I bombardamenti avevano determinato anche la chiusura di quella scuola che, se non sbaglio, era in via Montello, quindi era giocoforza iscriversi alla scuola di Barbaiana. Ma io non mi trovavo bene: non ero riuscito a farmi amici gli altri scolari e mi sentivo isolato. Io ero, o almeno sembravo, il “signorino di città” che snobbava i “campagnoli”. Era invece solo timidezza la mia, una timidezza che non mi ha abbandonato per molto tempo.
Mia madre quindi decise che la terza elementare l'avrei potuta fare privatamente e mi portò da una maestra (abitava in Corso di Porta Nuova, proprio davanti all'Ospedale Fatebenefratelli) che mi preparò molto bene per tutta la terza e per circa metà anno della quarta.
Ogni giorno da Barbaiana prendevamo il trenino, io per andare a studiare e i miei per andare al lavoro. Alla sera il viaggio inverso.
Lo vedo ancora quel bambinetto che sgambettava sull'altra corsia per correre a prendere il trenino e a cercare di salire sugli altissimi gradini di quei vagoni.
Il viaggio verso Barbaiana durava, se ricordo bene, quasi un'ora. Tutto corso Sempione, poi viale Certosa, e si era già in aperta campagna, il Cimitero Monumentale e si arrivava a Pero. Erano quattro case, non di più, e intorno prati, orti, boschetti, coltivazioni di vario tipo. Poi si arrivava a Rho, che non era molto più grande di Pero. Ed infine a Barbaiana. Poteva esserci un “fuori programma”, cioè un bombardamento. In quel caso il trenino si fermava, perché le scintille sulla linea elettrica avrebbero potuto essere un richiamo per gli aerei. Quindi tutti giù e qui c'erano due diverse scuole di pensiero: qualcuno diceva: “mettetevi sotto al trenino, il pavimento è in ferro e dovrebbe resistere”. Altri invece sostenevano che era meglio sparpagliarsi nei prati, e sperare in Dio.
Arrivati finalmente a casa poteva esserci un altro “fuori programma”: certamente non gradito, ma molto spettacolare: il bombardamento su Milano.
Dalla finestra della casa in Barbaiana si vedeva benissimo il bagliore degli scoppi, il fuoco degli incendi, il chiarore di una Milano dilaniata. Quello che più mi affascinava era il vedere il fascio di luce, comandato dai fari a terra, che cercava di inquadrare il bombardiere. Un altro fascio incrociava il primo e inquadrava meglio la posizione dell'aereo: mi dicevano che così la contraerea avrebbe potuto avere le esatte coordinate del bombardiere e abbatterlo.
Tutto questo mi viene in mente soltanto a vedere quel palazzetto oramai alquanto malandato che era la sede delle Tranvie Milano-Gallarate
Il semaforo è diventato verde: l'incanto dei ricordi sparisce, una sgasata e via verso il lavoro di tutti i giorni. Ma quel bambinetto resta lì, mi guarda e mi dice: ti aspetto, tanto domani ripasserai di qua.





VOTATE!!!
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Edited by Team Tema Libero - 1/10/2010, 15:04
 
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view post Posted on 16/10/2010, 08:17     +1   -1
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Avevo capito che il racconto fosse il tuo.
Ho già scritto che mi è piaciuto molto perchè si capiva che era reale e vero. :tl_ciao:
 
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view post Posted on 16/10/2010, 09:21     +1   -1
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E' stato facile riconoscere non solo la "mano" di Daniele, ma alcuni dettagli di cui ci aveva parlato in alcuni suoi posts.
Inoltre, vista l'epoca di questi ricordi, le persone "papabili" come autori non sono molte.
 
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view post Posted on 16/10/2010, 11:08     +1   -1
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Noi troppo odiammo e sofferimmo: AMATE! La vita è bella e santo è l'avvenir (G.Carducci)

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Era ovvio individuare l'autore: d'altronde preferivo raccontare le cose come effettivamente erano. Il palazzetto delle Tranvie Milano Gallarate è stato demolito in tempi abbastanza recenti, direi intorno alla metà degli anni '90.
Prima era così: (non è la mia quella Vespa parcheggiata sul viale)
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3 replies since 1/10/2010, 10:20   334 views
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