Qualche anno fa, rimasi colpito dall’affermazione di un professore assai competente in materia, che parlando del clima globale disse: “Il fatto che quest’anno l’inverno di Milano sia stato più freddo è irrilevante, se si pensa che le temperature in Groenlandia sono salite di 15 gradi.” Nello stesso periodo, un discutibile riccone disse (o si vide attribuire) la frase: “Non capisco come si possa mantenere un’intera famiglia con soli 1.500 Euro al mese.” Oggi “spopola” un tale che, pur essendo vissuto in una scatola chiusa per decenni, pontifica su tutto; anche su argomenti di cui non sa nulla. Mi permetto di citare anche il personaggio di un fumetto anni ‘80 che affermava: “Il problema della fame nel mondo non esiste. Lo dimostra il fatto che il ristorante sotto casa mia non è mai pieno”.
Questi tizi, ognuno a modo suo, mettono in evidenza un errore - presunzione molto comune e gelosamente coltivato: confondere l’intero Mondo, che è dannatamente grande e complesso, col “loro mondo” decisamente più ristretto fisicamente e, soprattutto, mentalmente. Per costoro, qualunque cosa non capiscano o sia “fuori” dai loro micro-confini non esiste. O esiste nella misura in cui loro (o qualcuno per loro) la riducono o la snaturano per renderla “digeribile” ai loro stomaci e neuroni. Questo processo fa sì che costoro confondano le loro piccole opinioni (che, in quanto tali, sono discutibili) in grandi dogmi da imporre a tutti i costi.
Inutile, allora, spiegare al politico che non ha mai lavorato per vive alla grande fra vitalizi e privilegi, quant’è duro per il resto del Paese mettere insieme pranzo e cena. O alla tale che ha abbastanza soldi da poter scaricare i figli a bambinaie e scuole d’élite, ma si scandalizza per la denatalità, perché chi quei soldi non li ha fatica a voler fare il genitore. Nella loro visione del mondo, la regola è: “se sto bene io, stanno bene tutti. E chi non sta bene, s’arrangi!”
Esiste un rimedio a ciò? Forse. Una mia conoscente, donna di successo e votata all’edonismo totale, s'è fatta convincere a passare qualche tempo in un remoto angolo d’Africa come volontaria. Da quella full immersion è tornata del tutto cambiata: pur non rinunciando a buona parte delle sue comodità, ha smessi gli sprechi, adotta uno stile di vita meno frivolo, è più sensibile a certe tematiche. Che sia, allora, il caso di augurare a chi vive nel “suo mondo”, di essere costretto a uscirne per assaggiare il Mondo, quello vero?
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